San Colombano, monaco e missionario

di Pubblicato in Ricorrenze Religiose


San Colombano abate visse nel VI secolo protagonista del monachesimo occidentale, sia perché partecipò alla fondazione di numerosi monasteri in Europa sia perché visse una vita di rinuncia verso gli interessi mondani per dedicarsi alla dimensione spirituale, al fine di raggiungere una comunione più intensa con Dio.

Colombano nacque a Leinster, nel sud-est dell’Irlanda, fu monaco, missionario, scrittore e santo. La sua vita si può riassumere in tre parole: preghiera, penitenza e pellegrinaggio.

Egli approfondì lo studio delle Sacre Scritture, a vent’anni circa entrò nel monastero di Bangor, in Irlanda settentrionale, ove condusse una vita di ascesi e di studio. Lo stile di vita che condusse richiama anzitutto alla questione delle radici cristiane dell’Europa. Egli scrisse  una lettera nella quale affermava che gli europei dovevano essere un unico popolo, un corpo solo, unito da radici cristiane in cui le barriere etniche e culturali andavano superate. A circa cinquant’anni, volendosi fare pellegrino per Cristo, lasciò l’Irlanda per intraprendere assieme ad altri compagni un’opera missionaria di rinnovamento culturale nell’Europa del tempo, già cristiana, ma segnata dalle invasioni barbariche e dal ritorno al paganesimo.

L’opera di evangelizzazione cominciava innanzitutto dalla sua testimonianza di vita, fatta di preghiera e austerità; molti giovani attratti dalla fama della comunità di Colombano chiedevano accoglienza per vivere come monaci, così ben presto ci fu la necessità di fondare un nuovo monastero a Luxeil ed anche in altri stati tra cui la Svizzera e l’Italia settentrionale.

A Luxeil scrisse la Regula Monachorum che disegnava l’immagine del monaco ideale: “ricordati non di quello che sei, ma di quello che sarai; ciò che è, non dura che un istante, ciò che sarà, è eterno”. Introdusse in Europa la confessione e la penitenza privata. Durante la sua permanenza a Luxeil, Colombano entrò in conflitto con il re Teodorico rimproverandolo di adulterio, ciò si tradusse in un decreto di espulsione e poi di esilio per il santo e per altri monaci di origine Irlandese.

Così, espulso dopo aver pellegrinato per diverse tappe, giunse in Italia, dove venne accolto presso la corte reale longobarda affrontando delle difficoltà, prima fra tutte la lotta all’eresia ariana, ancora prevalente tra i longobardi che lacerava la chiesa. Colombano scrisse un libretto contro l’arianesimo. L’eresia, trae il nome da Ario, prete di Alessandria di Egitto, la quale affermava che all’interno della Trinità solo il Padre può considerarsi veramente Dio, eterno e immutabile; il Figlio è di sostanza diversa dal Padre, Egli è sì la prima delle creature generato dal Padre ma, ci fu un tempo in cui non esisteva, fu creato dal nulla. A sancire il dogma secondo cui si dice che il Figlio è simile al Padre e che sono una sola sostanza, ma due persone distinte all’interno della Trinità, fu il Concilio di Nicea del 325 condannando le tesi di Ario e stabilendo quanto ancora oggi si professa nell’atto di Fede del Credo:

Gesù Cristo, figlio di Dio, generato unigenito dal Padre, cioè della sostanza del Padre, generato non creato.

Giunto in seguito a Bobbio, in provincia di Piacenza, il re dei longobardi gli assegnò un terreno e Colombano vi fondò un monastero che divenne uno dei centri monastici più importanti di Europa. Il monastero divenne famoso soprattutto per le attività dello scriptorium, l’ambiente dove veniva effettuata l’attività di copiatura dei manoscritti ad opera dei monaci amanuensi. Questa opera culturale degli scribi ebbe grande importanza sia per l’azione di salvaguardia della cultura greca e latina, sia perché grazie ad essa si svilupparono veri e propri centri di pensiero e di sviluppo culturale. Colombano morì a Bobbio il 23 novembre del 615 e il rito romano lo commemora ancora in questo giorno.

San Colombano fu un uomo di grande cultura e di fede e un instancabile predicatore che divenne realmente uno dei Padri d’Europa. In una delle sue opere egli scrive:

“Se l’uomo userà rettamente quelle facoltà che Dio ha concesso alla sua anima allora sarà simile a Dio. Ricordiamoci che gli dobbiamo restituire tutti quei doni che egli ha depositato in noi quando eravamo nella condizione originaria. Ci ha insegnato il modo con i suoi comandamenti. Il primo di essi è quello di amare il Signore con tutto il cuore, perché egli per primo ci ha amato, fin dall’inizio dei tempi, prima ancora che noi venissimo alla luce di questo mondo”.

Curiosità: narra una leggenda che il terreno sul quale fu costruito il monastero di Bobbio fu concesso al santo dal re dei longobardi. Grazie all’intercessione di sua moglie, la regina, che conosceva Colombano per fama e volendolo come ospite, alla casa reale lo invitò a pranzo. Era il venerdì santo, gli fece servire delle colombe allo spiedo. San Colombano, non mangiando carne, recitò una preghiera e benedisse la mensa. Le colombe arrosto, tra lo stupore dei commensali, si trasformarono in colombe di pane. In memoria di questo curioso prodigio, da allora, si servono colombe di pasta dolce per le festività di Pasqua.

Autore: Ilaria Crocioni

Nata a Torino, Laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Torino. Specializzazione in Direzione delle Imprese. Già assistente di stage giornalista Rai per la sede di NYC. Studiosa in Scienze religiose.