Il Carnevale tra mito e leggenda

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Tra pochi giorni sarà Carnevale, ma quali sono le origini di questa lontana tradizione?

Innanzitutto partiamo dal significato della parola, che deriva dal latino carnem levare (eliminare la carne), in riferimento al banchetto che avveniva l’ultimo giorno di Carnevale (Martedì Grasso), visto che il giorno successivo (Mercoledì delle Ceneri) inizia la Quaresima, secondo il Rito Romano della Chiesa Cattolica.

Le prime testimonianze dell’uso di questo termine (detto anche carnevalo) risalgono alla fine del 13esimo secolo, in alcuni scritti del Giullare Matazone da Caligano e dallo scrittore lucchese Giovanni Sercambi.

Il Rito Ambrosiano (seguito nelle chiese dell’Arcidiocesi di Milano) invece, conclude il Carnevale la prima Domenica di Quaresima. Questo spostamento di data è dovuto dalla tradizione, che racconta lo volontà del Vescovo Sant’Ambrogio di celebrare i primi riti della Quaresima a Milano e di essere di ritorno dal suo pellegrinaggio per Carnevale, i cittadini, non vedendolo tornare, prolungarono la festa fino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri, che nell’Arcidiocesi si svolge la prima Domenica di Quaresima. Questo festeggiamento posticipato, viene festeggiato anche da altre città e viene chiamato “Carnevalone”.

Nonostante ciò, le origini della celebrazione di questa festa sono molto antiche, risalgono infatti ai greci e ai romani, durante le feste dionisiache dei primi o i saturnali dei secondi. In quei giorni, l’ordine costituito veniva temporaneamente sciolto e il caos prendeva il suo posto. Anche altre civiltà avevano dei periodi dove la confusione e la mescolanza prendevano il posto dell’ordine costituito, come nell’antica Babilonia, dove nei giorni successivi all’equinozio di primavera, si ricreava la battaglia tra il Dio salvatore dell’Universo Marduk e il drago Tiamat.

Per la Chiesa Cattolica il periodo del Carnevale, era considerato un momento per riconciliarsi con Dio, l’ultima domenica di Carnevale infatti, venivano celebrate le Sante Quarantore. Durante i secoli questa festa è stata condannata dalla Chiesa, in quanto i comportamenti che ne derivavano erano contrari ai dettami di rigore imposti.

Nella penisola eventi mascherati di questo tipo avvenivano nella Firenze Medicea, durante questi avvenimenti, gli ospiti venivano rallegrati da balli e canti carnascialeschi, persino Lorenzo il Magnifico fu autore di diversi canti, il più celebre è “Il trionfo di Bacco e Arianna”.

I Carnevali più importanti in Italia si svolgono a:

Acireale (CT): è uno dei più antichi della Sicilia, la principale caratteristica è la presenza di enormi carri ricchi di migliaia di fiori freschi, che colorano le vie anche di notte.

Ivrea (TO): è considerato sicuramente uno dei più particolari, in quanto il suo momento culminante è la Battaglia delle Arance, evento che rappresenta la rivolta dei cittadini per liberarsi della tirannia di Ranieri di Biandrate.

Putignano (BA): giunto alla 624esima edizione quest’anno, nasce dal fatto che i contadini lasciavano le viti per seguire allegramente la processione che trasferiva le reliquie. Durante il ventennio fascista, assunse il carattere di carnevale cittadino e borghese, nacque così la sfilata di carri allegorici, esempio di propaganda della cultura fascista.

Venezia (VE): Interrotto nel 1797 dall’occupazione Napoleonica e successivamente austriaca, venne celebrato in toni minori nei borghi vicini. Solo nel 1979, quasi due secoli dopo, la tradizione tornò ai fasti di un tempo.

Viareggio (LU): uno dei più apprezzati anche a livello internazionale, la caratteristica che lo rende così particolare è la sfilata di carri allegorici che ritraggono in modo caricaturale i personaggi famosi di cultura, spettacolo o politica.

Autore: Andrea Bevilacqua

Nato ad Ancona nel 1990, Diplomato in Ragioneria presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Grazioso Benincasa". Grande appassionato di storia, cultura e scrittura.