Santa Brigida di Svezia, compatrona d’Europa

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Religiosa e mistica svedese, dedicò la sua vita per i poveri e per i pellegrini fondando l’istituto religioso femminile dell’Ordine del Santissimo Salvatore.

Nata in una cittadina svedese da una famiglia aristocratica, a 14 anni sposò un giovane buonuomo secondo le usanze del tempo.

Condusse da laica felicemente sposata la sua prima parte di vita con una famiglia numerosa.

Nonostante il suo ceto sociale molto benestante, si dedicò insieme al nobile marito a studiare la Bibbia, fondando anche un piccolo ospedale per dare assistenza ai poveri del paese.

Grazie a questo loro spirito di umiltà e beneficenza, entrambi diventarono terziari francescani, appartenenti all‘Ordine francescano secolare dediti a seguire quindi il Vangelo alla maniera di San Francesco d’Assisi.

L’umanità di questa Santa era talmente apprezzata da tutta la nazione svedese che fu richiesta a prendere servizio presso la corte di Stoccolma.

La sua vita cambiò drasticamente con la morte del marito poiché sentì il bisogno di lasciare il suo paese d’origine per iniziare nuove missioni.

Con il suo trasferimento a Roma del 1349, ebbe la possibilità di visitare numerose città italiane soprattutto quelle dove si trovavano le reliquie dei Santi.

Dopo quasi 20 anni fece il suo ultimo pellegrinaggio che la portò in Terra Santa per recarsi negli stessi luoghi in cui Gesù predicò.

In questi territori, più precisamente nella città di Gerusalemme, si ammalò e l’aggravarsi della sua malattia la portò a fare ritorno a Roma dove morì nel 1373, assistita dalla figlia secondogenita Caterina alla quale aveva affidato l’Ordine del Santissimo Salvatore.

Nelle sue opere Brigida scrive di aver ricevuto da Gesù, dalla Vergine Maria e da alcuni santi numerose rivelazioni, riportate in una raccolta di otto volumi.

Una di queste rivelazioni rappresenta una volontà della Santa ovvero di conoscere il numero esatto di colpi ricevuti da Gesù durante la sua Passione.

Lo stesso Gesù gli rivela di aver ricevuto circa 5480 colpi, aggiungendo che chi volesse onorare la sua sofferenza avrebbe dovuto recitare quindici orazioni all’anno seguito da altre preghiere.