Sant’Anselmo da Mantova

di Pubblicato in Approfondimenti, News


Sant’Anselmo patrono di Mantova è conosciuto con diversi nomi. Viene infatti chiamato Sant’Anselmo “di Baggio”, città in cui nacque, “di Lucca” luogo di cui fu vescovo, e “da Mantova”, città in cui è morto e che lo ha nominato patrono. Non fu mai vescovo di Mantova, né ebbe altra carica in questa città, dove è ancor oggi viene onorato e festeggiato. Durante la lotta per le investiture, si rifugiò a Mantova perché esiliato dall’imperatore Enrico IV, per la sua posizione favorevole a papa Gregorio VII.

Una delle storie che si raccontano circa la sua figura riguarda la sua forte devozione per la Madonna. Era abitudine di Sant’Anselmo pregare davanti ad un’immagine sacra della Vergine, che si trovava tra la cattedrale e l’antica chiesa di San Paolo, a Mantova. La tradizione popolare vuole che l’immagine abbia parlato al santo. Il miracoloso dialogo sarebbe avvenuto per chiedere a Sant’Anselmo di mettere la città sotto la sua protezione. L’immagine è ancora oggi custodita nella cappella di Santa Maria dei Voti, dietro l’altare, e viene chiamata dai mantovani con il nome di Incoronata.

Nipote di papa Alessandro II, manifestò fin dalla gioventù mostrò vocazione per il sacerdozio. In vita si contraddistinse per il forte senso di amore e giustizia, per la carica morale e per il rigore con cui si tenne lontano dagli agi materiali della vita. Canonizzato nel 1087, ad appena un anno dalla sua morte, è venerato dalla Chiesa cattolica. Il giorno a lui dedicato è il 18 marzo, ed a Mantova è da sempre giorno di festa. I fedeli si raccolgono per venerare il corpo incorrotto del santo, custodito sotto l’altare maggiore in cattedrale.

Sant’Anselmo fu un monaco benedettino, molto legato all’ordine. Dopo essersi allontanato da Lucca per problemi legati alla sua investitura a vescovo, scelse per sé gli abiti e i doveri del monaco. Anche quando il papa lo richiamò nella città per consolidare la sua investitura, Anselmo richiese di poter continuare a vestire con gli abiti da monaco, permesso che il papa gli accordò in segno di stima e rispetto. Per il resto della sua vita Sant’Anselmo si fece chiamare “vescovo e monaco”, e richiese di essere seppellito al monastero di San Benedetto in Polirone, ma in seguito alla sua morte fu deciso di custodirne il corpo in cattedrale, più adatta al pregio di un vescovo.  

Autore: Redazione