Abbazia di Sant'Antimo - Castelnuovo dell'Abate

Storia:



La struttura monastica olivetana si trova presso Castelnuovo dell’Abate (piccola frazione di Montalcino) ed pè una delle più antiche della Regione.



L’abbazia, potrebbe essere intestata a due diversi Santi, in quanto non si conosce con esattezza a quale dei due sia dedicata la struttura. La scelta è tra Sant’Antimo presbitero e Sant’Antimo diacono, entrambi Martiri, il primo proveniente dal Lazio, mentre il secondo nato in territorio toscano, precisamente Arezzo. Vista la vicinanza territoriale si propende per il secondo.



L’abbazia primitiva risale al 352, data di morte di Sant’Antimo d’Arezzo. Nello stesso luogo precedentemente sorgeva una villa romana, come evidente dai bassorilievi all’interno.



Un’incisione all’interno con scritto “Venite et bibite” farebbe presupporre la presenza di una fonte miracolosa.



Nel 770 l’abate Tao venne incaricato dai Longobardi di costruire un monastero benedettino. Le abbazie all’epoca erano utilizzate anche come sosta per soldati e messi del Re.



Carlo Magno, percorrendo la via Francigena, arrivò a Sant’Antimo e mise il suo sigillo sulla fondazione del monastero. Il 29 dicembre 814, Ludovico il Pio (figlio di Carlo Magno) concesse all’abbazia doni e privilegi, trasformandola in un’abbazia imperiale.



La comunità religiosa godette particolarmente di quel periodo. L’Abate venne nominato Conte Palatino (che consta nel titolo di Conte e di Consigliere del Sacro romano Impero). Numerose proprietà vennero sottoposti alla giurisdizione dell’abbazia, si contano circa 96 proprietà tra castelli, terreni e mulini, uniti a 85 edifici dalle zone di Grosseto a quelle di Pistoia, passando per territori senesi e fiorentini. Uno dei possedimenti principali della comunità era il Castello di Montalcino, alloggio del Priore.



Nel 1118 l’intera eredità del Conte Bernardo degli Ardengheschi venne lasciata all’Abbazia. Nello stesso anno inizia la costruzione della Chiesa, sotto l’attenta guida di Abate Guidone. La costruzione aveva come riferimento l’Abbazia benedettina di Cluny. L’Abate stesso richiese l’aiuto di architetti francesi per completare la nuova struttura.



Alcuni elementi (tra la porta nord e quella sud) sembrerebbero antecedenti alla costruzione della Chiesa, ecco perché il rifacimento del 1118 ha portato i risultati che oggi possiamo ammirare.



La posizione strategica della città di Montalcino, attirò anche gli interessi di Siena e Firenze. La prima cercava di espandersi, ma i tentativi venivano costantemente vanificati dai fiorentini, allora i senesi costrinsero l’Abate (nel luglio del 1145) a cedere alla Repubblica di Siena il castello di Radicofani. Papa Clemente III favorevole alle politiche espansive senesi, decise di affidare nel 1189 la pieve di Montalcino al Vescovo di Siena.



Un accordo effettuato durante gli inizi del 13esimo secolo tra l’Abate di Sant’Antimo, Siena e la Città di Montalcino, sancì che un quarto del territorio della città dovesse essere ceduto ai senesi. Da quel momento Siena cominciò ad appropriarsi della maggior parte dei beni appartenuti all’Abbazia, lasciando ai monaci solo un quinto di quanto posseduto in precedenza.



Papa Nicolò IV tento di rinvigorire la comunità religiosa attraverso una fusione con i guglielmiti. Purtroppo dei problemi dovuti al comportamento poco religioso dell’Abate Paolo portarono alla decisione di sopprimere l’Abbazia e affidare i restanti beni al Vescovo Cinughi.



L’abbazia nel corso dei secoli passò di mano in mano, fino al 1870 quando passò da un mezzadro alle Belle Arti, che attraverso sette campagne di restauro riuscirono a dare lustro all’Abbazia e a portarla allo stato attuale.



L’Arcivescovo di Siena decise di ridare vita alla comunità religiosa di Sant’Antimo, affidando questo arduo compito ad un gruppo di Sacerdoti transalpini. Questi ultimi fondano nel 1979 una comunità basata sulle regole premostratensi (derivanti dal movimento fondato da San Norberto di Xanten). Grazie all’appoggio delle Belle Arti di Siena, delle Parrocchie vicine e del Comune di Montalcino, nel 1990 vengono iniziati i lavori di ristrutturazione che termineranno nei due anni successivi.



Nel maggio del 2015 i Monaci Premostranensi annunciarono la loro decisione di abbandonare l’Abbazia per spostarsi ad Avignone, presso l’Abbazia di Saint Michel de Frigolet, al fine di aumentare le vocazioni in Francia.



L’anno successivo fortunatamente subentrarono i Monaci Benedettini Olivetani, che ancora oggi si prendono cura dell’edificio.



Servizi:



L’abbazia ospita inoltre una Farmacia, dove è possibile acquistare prodotti alimentari preparati grazie alle antiche ricette derivanti dalla tradizione erboristica monastica. L’Abbazia inoltre prepara liquori come la “Birra di Sant’Antimo”, preparata in due varianti: bionda o ambrata. I Monaci preparano anche l’amaro di Sant’Antimo, realizzato con l’Erba Carlina (una tipologia particolare di cardo), la pianta deve il nome a Carlo Magno e veniva utilizzata come rimedio contro la peste che affliggeva i soldati Carolingi.



Curiosità:



Tra il 1970 ed il 1973, durante la realizzazione del film “Fratello sole, sorella luna” di Zeffirelli, le Belle Arti di Siena decidono di rifare completamente il tetto, modificando alcune parti in legno. Nonostante questa ultima messa a punto, la struttura rimase in stato di semi abbandono.



 



Fonte foto: Wikipedia


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