San Pancrazio, il Patrono di Taormina: tra fede, storia e tradizione

di Pubblicato in Approfondimenti, Eventi, News, Ricorrenze Religiose


Taormina, perla incastonata tra mare e montagna, custodisce gelosamente la devozione verso il suo patrono, San Pancrazio, primo vescovo e martire della città. La sua figura si intreccia con le origini stesse della comunità cristiana locale: nato ad Antiochia nel I secolo, Pancrazio fu convertito da San Pietro e inviato in Sicilia per evangelizzare la popolazione. La tradizione racconta che, con la forza della fede, ruppe un idolo pagano impugnando la croce. Questo gesto gli costò la vita: venne ucciso brutalmente da chi non tollerava il suo rifiuto di adorare falsi dei. Ma la sua morte non spezzò la sua missione, anzi: da quel momento iniziò una venerazione che, nei secoli, non si è mai affievolita.

Il 9 luglio Taormina si stringe ogni anno intorno alla memoria del suo santo, celebrando una festa che unisce il sacro e il profano, la spiritualità e la tradizione popolare. Le celebrazioni iniziano già il 29 giugno, quando la statua di San Pietro viene portata nella chiesa di San Pancrazio. Da lì, i due santi proseguono insieme verso il Duomo di San Nicola, cuore delle liturgie religiose. Ma il momento più atteso è la grande processione del 9 luglio: le statue di San Pancrazio, in abiti vescovili e con la palma del martirio, e quella di San Pietro vengono portate in corteo per le vie del centro storico, attraversando la scenografica Piazza IX Aprile, tra preghiere, applausi e commozione.

Un ruolo speciale lo hanno i “Sciabbacoti”, i pescatori taorminesi, che con la loro divisa bianca, fazzoletto rosso al collo e piedi scalzi, accompagnano il fercolo con devozione antica. “E chiamamulu cu veru cori. Viva San Brancasiu!” gridano, invocando il santo con il nome che gli è stato tramandato nella parlata locale. La città si veste a festa, tra bancarelle, dolci tipici e luminarie, mentre il cielo si accende di fuochi d’artificio che concludono la giornata tra stupore e applausi.

Il culto di San Pancrazio è particolarmente sentito anche per il valore identitario che assume: è la memoria di una fede radicata, la testimonianza di un martirio che continua a parlare alla coscienza della comunità. Durante il dominio bizantino il suo culto si rafforzò, e ancora oggi è riconosciuto nel Martirologio Romano. Il corpo del santo, secondo la leggenda, fu ritrovato dai suoi discepoli seguendo una luce divina e sepolto con onore.

La festa non è solo un appuntamento religioso, ma anche un rito collettivo che rinsalda il legame dei taorminesi con la loro storia e la loro terra. Ogni anno, il passaggio delle statue, il suono delle campane e la voce della gente che invoca il suo santo raccontano, in una lingua senza tempo, l’amore di Taormina per il suo vescovo martire. Un amore che non si spegne, ma che si rinnova ogni 9 luglio, con la stessa forza di quel gesto che cambiò per sempre il destino della città.

Autore: Redazione

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