Di santa Lea non si hanno molte notizie. Lea era una matrona rimasta vedova in giovane età, rifiutò di andare a seconde nozze con un ricco personaggio della nobiltà romana per entrare nelle prime comunità cristiane femminili che erano state costituite da san Girolamo.
Le uniche notizie della santa si hanno attraverso l’asceta Stridone che ritiratosi in solitudine a Betlem scrisse numerose epistole e considerazioni.
Dalle vive parole delle epistole apprendiamo che:
«Dal coro degli Angeli ella è stata scortata nel seno di Abramo e, come Lazzaro, già povero, vede ora il ricco Console, già vestito di porpora, e che adesso, non adorno della palma ma avvolto nell’oscurità, domanda a Lea che gli faccia cadere una goccia dal suo dito mignolo».
Consacratasi tutta al Signore, Lea divenne superiora delle vergini del monastero, abbandonando le preziose vesti di un tempo per indossare un ruvido sacco che logorò la sua pelle. Trascorreva notti intere in preghiera, esempio di perfezione per tutte le altre, lei che era stata una grande dama, riverita dalla servitù, si rendeva umilmente e sinceramente serva di tutte.
Trascurava la cura del suo corpo, si vestiva con vesti spregevoli, nutrendosi con cibo grossolano; compiva ogni suo dovere senza ostentare minimamente le sue opere buone, per non riceverne alcuna ricompensa in vita.
Questa scelta scomoda di preferire «il segreto ambito ristretto di una cella » ai lussi di una agiata dimora, come nobildonna romana, l’ha collocata sul piedistallo di una santità che non teme l’usura del tempo.