Ascensione del Signore, uno sguardo al cielo, con i piedi nella vita

di Pubblicato in Approfondimenti, Eventi, News, Ricorrenze Religiose


L’Ascensione del Signore, che quest’anno cade il 29 maggio, è una delle solennità più significative del calendario cristiano, un momento carico di spiritualità e di significato, che unisce il cielo e la terra in un abbraccio di speranza. Si celebra quaranta giorni dopo la Pasqua, seguendo il racconto evangelico secondo cui Gesù, dopo essere risorto, si manifestò più volte ai suoi discepoli, preparandoli alla missione che li avrebbe attesi. Poi, davanti ai loro occhi, salì al cielo, non per allontanarsi, ma per aprire una via, per indicare una destinazione, per promettere che la sua presenza non sarebbe mai venuta meno.

L’Ascensione non è un addio, ma un passaggio, un cambio di prospettiva. Gesù, salendo al Padre, non abbandona l’umanità, ma inaugura una nuova modalità di vicinanza. Da quel momento, la sua presenza non è più legata a un luogo fisico, ma diventa universale, spirituale, interiore. È una festa che parla di fiducia: i discepoli, pur smarriti, ricevono l’invito a non guardare solo verso l’alto, ma a restare nella storia, a vivere e testimoniare il Vangelo tra la gente, guidati dallo Spirito Santo, la promessa che sarebbe giunta di lì a poco nella Pentecoste.

Il 29 maggio non è solo una data liturgica, ma un’occasione per guardare oltre ciò che è visibile. In un mondo spesso segnato da incertezze, la solennità dell’Ascensione ci ricorda che la fede è cammino e slancio, che ogni vita è chiamata a sollevarsi, a non restare ferma alle proprie paure, ai propri limiti. È un invito a rinnovare la fiducia in una presenza che accompagna, consola e dona forza, anche se non si vede. E proprio in questa apparente assenza si nasconde una presenza più profonda, che parla nel silenzio, che agisce nel cuore, che spinge a costruire il bene.

Celebrare l’Ascensione significa anche riconoscere che il cielo non è un luogo lontano, ma una promessa vicina, una meta che si costruisce nel quotidiano, nei gesti d’amore, nell’impegno per la giustizia, nella cura dell’altro. È un giorno per alzare lo sguardo, ma anche per rimanere con i piedi per terra, come Gesù stesso ha chiesto ai suoi: non rifugiarsi nella nostalgia del passato, ma vivere nel presente con la certezza che Egli è con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Autore: Redazione

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