Candelora, tradizioni e proverbi

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Il 2 febbraio è la Festa della purificazione della Vergine Maria e della Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme, nota popolarmente come Candelora.

Il nome della festività cristiana proviene dall’usanza di portare i primogeniti maschi al Tempio in “offerta” a Dio. Maria e Giuseppe condussero Gesù ad adempiere a questa cerimonia, quaranta giorni dopo il Natale, in ossequio al Comando di Esodo. La presentazione al Tempio è l’evento che nel Vangelo secondo Luca conclude i racconti sull’infanzia di Gesù. La sacra Famiglia incontrò durante la visita Simeone, che lodò il Signore, annunciando Gesù Bambino come “luce per le nazioni e gloria di Israele”.

La festa cristiana prese il posto di quella pagana chiamata Imbolc, che cadeva tra l’1 e il 2 febbraio. In tale occasioni si festeggiava il ritorno della luce e del calore che vincevano sul freddo, in una sorta di rito di passaggio dell’inverno, che perdurava ma si apprestava a lasciare il posto alla più mite stagione primaverile.

Nella tradizione popolare rimangono numerosi detti legati a questo giorno e questo periodo, molti dei quali hanno infatti a che fare con il cambio di stagione. In genere si ritiene che se questo giorno si presenta ancora freddo e duro, allora l’inverno perdurerà, se invece si rivela mite, allora il peggio della stagione invernale è alle spalle. Ma per alcune zone è vero il contrario.

Nelle Marche si dice “Candelora, de l’invernu semu fora; ma se piôe u tira vendu, de l’invernu semu drendu“. Ovvero, Candelora, dall’inverno siamo fuori; ma se piove o tira vento, dell’inverno siamo dentro. In Lombardia: “A la Madona da la Sciriœura dol inverno a semm da fœura ma s’al fioca o al tira vent quaranta dì a semm anmò dent“, vale a dire “Alla Madonna della Candelora dall’inverno siamo fuori, ma se nevica o tira vento per quaranta giorni siamo ancora dentro”.

Al contrario vale in Piemonte: “Se a fà brut a la Candlora, da l’invern i soma fòra“, cioè “Se fa brutto alla Candelora, dall’inverno siamo fuori”. E anche “Se la candeila a fa cer, n’aut inver“, che in dialetto canavesano significa “Se la candela rischiara, (ci sarà) un altro inverno”. E lo stesso dicasi per la Toscana con il suo “se piove o se gragnola dell’inverno semo fora …“.

Particolare il detto triestino che coinvolge la famosa Bora: “Se la vien (la Candelora) con sol e bora de l’inverno semo fora. Se la vien con piova e vento de l’inverno semo drento. “Se viene con sole e bora, siamo fuori dell’inverno, se viene con pioggia e vento, siamo (ancora) dentro (l’inverno)”.

In alcune zone i proverbi della Candelora si mischiano a tradizioni locali, come ad Acquaviva Collecroce (provincia di Campobasso), in cui nel giorno dedicato (in questo caso il 3 febbraio) prende vita l’antica Fiera di San Biagio. Il proverbio locale racconta che: “Uoj è la Candelora, la vernata è sciut fora, risponn san Bias la vernat ancor n’trasc. Se fa lu solariell quaranta juor d maltiemb, se fa lu solaron quaranta juorn d stagion“. “Oggi è la Candelora, l’inverno è uscito fuori, risponde San Biagio, l’inverno ancora non entra. Se c’è poco sole quaranta giorni di maltempo, se c’è tanto sole quaranta giorni di stagione” (nel senso di giorni dal clima mite).

A Calitri (provincia di Avellino), il proverbio è quasi minaccioso: “A maronna r’ a Cann’lora, meglij a bré u lup’ ca u sol’“. Ovvero, “Alla madonna della Candelora, è meglio vedere un lupo che il sole”. In questo caso il lupo è simbolo del male… ma non male come vedere il sole in questo particolare giorno, evento che annuncerebbe ancora un lungo periodo di inverno e clima rigido.

Autore: Redazione