Festa di Sant’Agata, le origini e la storia

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Sono quasi 5 secoli che a Catania, nei giorni tra il 3 e il 5 febbraio si festeggia Sant’Agata, patrona cittadina e figura molto amata, con un culto ben radicato.
Agata fu una giovane donna catanese di fede cristiana, che visse durante il III secolo, nel periodo delle persecuzioni dell’Imperatore Romano Decio, di cui anche lei cadde vittima. Arrestata e torturata, nel tentativo di farle abiurare la sua fede, Sant’Agata non rinnegò mai il credo cristiano, incontrando per questo la morte per martirio il 5 febbraio del 251.

Le origini della festa a lei dedicata sono però nebulose, nonostante già nel periodo seguente ala martirio della giovane, molti catanesi iniziarono a venerare Sant’Agata, ammirandone fede e coraggio, e tramandando così la sua storia. Già dal passato più remoto ci giungono testimonianze della venerazione intorno alla sua figura, come avvenne durante l’eruzione dell’Etna, in cui per chiedere l’intercessione di Sant’Agata, fu portato in processione per le strade di Catania il velo rosso della santa, che ascoltò le suppliche, fermando le colate laviche.
Il busto reliquario a lei dedicato (e ancor oggi portato in processione) fu progettato nel 1376, mentre il fercolo, venerato anche ai nostri tempi, risale al 1500, e circa dello stesso periodo (fine del XV secolo) è lo scrigno, che custodisce le reliquie del corpo. Nonostante questo, solo intorno al XVI e XVII secolo iniziano a comparire le prime prove scritte, riguardanti la processione delle reliquie di Sant’Agata, fulcro della festa a lei dedicata.

Tradizione molto amata dai catanesi, quella della festa e commemorazione di Sant’Agata, veniva in passato svolta in una solo giornata, in cui i fedeli si riunivano in preghiera e processione, seguendo le reliquie della patrona. Fu sospesa solo per un un certo periodo, dopo il terremoto del 1693, a causa dei lavori di ricostruzione della città, distrutta dalla scossa, in particolare nella zona del centro storico. In seguito, il percorso venne modificato, ma tanti sono stati i cambiamenti subiti da questa festa nel corso dei secoli, proprio a testimoniarne la cura e l’affetto dei catanesi, che hanno saputo dedicarle sempre la dovuta attenzione. Certo, alcune usanze si sono perse (come il lancio dei nastri di carta colorati da parte dei seminaristi al passaggio del fercolo, detto la strisciata), ma per essere sostituite da altre, senza perderne il carattere tradizionale e popolare. Nel 1846 la processione venne allungata, portandola a svolgersi in due giorni, e ormai da numerosi anni il rito si svolge nell’arco di ben tre giorni di festa, dedicati alla patrona.

Ai giorni nostri, la festa di Sant’Agata a Catania inizia con i 3 giorni dedicati alla processione delle luminarie, ovvero l’antica tradizione che vede portare in processione grosse candele per giungere con esse ad illuminare l’altare della Cattedrale, che oggi è stata assorbita e sostituita con le 13 Candelore (o cerei di Sant’Agata): imponenti carri di legno, decorati in vari stili e dedicati alla santa. Le 13 candelore sono dono o frutto del lavoro delle corporazione delle e arti e dei mestieri di Catania o frutto di dono da parte di cittadini facoltosi o di alcuni quartieri, a dimostrazione dell’affetto della popolazione verso la propria patrona. Il 4° giorno i fedeli si recano in Cattedrale per assistere alla “messa dell’Aurora”, pregare davanti al busto di Sant’Agata e poi partire in processione, al seguito delle reliquie. Il 5° giorno che cade in genere nella data del martirio della santa, le sue reliquie vengono esposte nel Duomo di Catania, coperte da garofani bianchi, che ne ricordano la purezza. Dopo il tramonto, parte poi la seconda processione. La mattina del 6° giorno la festa di Sant’Agata si conclude in mattinata, con la processione e le reliquie che tornano in cattedrale, uno spettacolo pirotecnico a sancire la fine delle celebrazioni.
Durante le varie processioni, si tengono molte occasioni di preghiera e momenti più caratteristici e popolari, in cui vengono messi in scena vari eventi dai devoti catanesi.

Autore: Redazione