I Santi Cosma e Damiano sono due figure che appartengono a quell’immaginario collettivo in cui la fede si mescola alla leggenda e al fascino di storie antiche. Erano due fratelli, medici di professione e cristiani convinti, vissuti in Siria nel III secolo. La tradizione racconta che esercitassero l’arte della medicina senza chiedere denaro, curando i malati con grande competenza ma soprattutto con amore e dedizione, al punto da essere ricordati come “anargiri”, cioè senza denaro. Proprio questa scelta radicale li rese non solo stimati e ricercati, ma anche scomodi agli occhi del potere, e durante le persecuzioni di Diocleziano vennero arrestati, torturati e infine martirizzati. La loro fama di guaritori e protettori della salute si diffuse rapidamente in Oriente e poi in Occidente, al punto che già nel Medioevo erano invocati come patroni dei medici, dei farmacisti e di chiunque si affidasse a loro per la guarigione del corpo e dello spirito.
La festa liturgica cade il 26 settembre, ma in Italia in particolare in Puglia, in Campania e in Calabria, Cosma e Damiano sono venerati con celebrazioni che assumono una dimensione popolare fortissima, che unisce fede, tradizione e identità locale. A Bitonto, a Brattirò, a Oria e in tanti altri centri del Sud, la festa è un appuntamento attesissimo: i simulacri dei santi vengono portati in processione per le vie, accompagnati da bande musicali, fuochi d’artificio, bancarelle di dolci e di giocattoli, mentre la folla si stringe intorno con devozione autentica e festosa. È un momento in cui la religiosità popolare si manifesta in tutta la sua potenza, con i pellegrini che arrivano da lontano, a volte scalzi, per sciogliere un voto o chiedere una grazia.
Ancora oggi, a distanza di secoli, la festa di Cosma e Damiano ha qualcosa di unico: è insieme rito sacro e festa di piazza, è preghiera collettiva e occasione di incontro, è il ricordo di due fratelli che scelsero di curare senza pensare al guadagno e il simbolo di una devozione che resiste al tempo. Chi partecipa racconta sempre la stessa emozione: vedere le statue innalzarsi sopra la folla, ascoltare gli applausi e i canti, sentire che quei due medici santi sono ancora oggi considerati compagni di strada e protettori della comunità. La loro memoria non è solo un capitolo di storia antica, ma un patrimonio vivo che ogni anno si rinnova nel cuore dei fedeli e nelle strade che li festeggiano.