Nel dicembre 2025 il Vaticano ha accompagnato il cammino verso il Natale affidandosi in modo particolare alla musica e all’arte, riconosciute come linguaggi capaci di preparare il cuore al mistero dell’Incarnazione quando le parole da sole non bastano. Fin dai primi giorni dell’Avvento, la bellezza si è imposta non come ornamento, ma come forma di annuncio, intrecciandosi con la liturgia e con la vita della Chiesa in modo naturale e profondo. Il mese si è aperto con un clima di attesa vigile, in cui ogni appuntamento culturale ha contribuito a costruire un percorso unitario, crescendo di intensità man mano che il Natale si avvicinava.
Un primo momento particolarmente significativo è stato il 6 dicembre, quando si è svolta la VI edizione del “Concerto con i Poveri” alla presenza del Papa. In quell’occasione, la musica è diventata gesto concreto di prossimità e di condivisione, restituendo al Natale la sua dimensione più evangelica. Le note hanno risuonato non come spettacolo, ma come dono offerto a chi vive situazioni di fragilità, ricordando che la nascita di Cristo avviene nella povertà e che ogni celebrazione autentica del Natale non può prescindere dall’attenzione agli ultimi. Questo appuntamento, collocato all’inizio del mese, ha dato il tono a tutto il cammino successivo, orientando lo sguardo verso un Natale vissuto più come incontro che come evento.
Nei giorni seguenti, mentre l’Avvento entrava nel suo tempo più intenso, la musica ha continuato ad accompagnare l’attesa come una preghiera diffusa. Il 12 dicembre ha rappresentato uno dei vertici di questo percorso, con il Concerto di Natale diretto dal Maestro Riccardo Muti e il conferimento del Premio Ratzinger. In quella serata, la grande tradizione musicale sacra e il pensiero teologico si sono incontrati in modo emblematico, offrendo un’immagine chiara del dialogo tra fede e ragione che caratterizza il magistero e la proposta culturale della Chiesa. Le esecuzioni musicali non sono state vissute come momenti isolati, ma come parte di un cammino di preparazione interiore, capace di aiutare l’ascoltatore a entrare in una dimensione di contemplazione e di ascolto profondo.
Il 13 dicembre ha segnato un ulteriore passaggio importante, quando il Papa ha incontrato i promotori e gli artisti del Concerto di Natale e, nelle prime ore della giornata, i figuranti del presepio vivente della Basilica di Santa Maria Maggiore. In questi incontri è emerso con forza il legame tra arte, testimonianza popolare e annuncio del Vangelo. La musica e la rappresentazione del presepio sono apparse come due linguaggi diversi ma convergenti, entrambi capaci di raccontare il Natale non attraverso spiegazioni astratte, ma attraverso la partecipazione, il coinvolgimento diretto, la semplicità dei gesti. In quei giorni, la bellezza si è mostrata come esperienza condivisa, capace di unire professionisti dell’arte e persone comuni attorno a una stessa narrazione.
Con l’avvicinarsi della terza domenica di Avvento, celebrata il 14 dicembre, il clima si è fatto ancora più raccolto e meditativo. La liturgia e la musica hanno dialogato in modo sempre più stretto, accompagnando la Chiesa verso il cuore del mistero natalizio. Anche l’incontro del 15 dicembre con i donatori del presepio nell’Aula Paolo VI e dell’albero di Natale e del presepio in Piazza San Pietro si è inserito in questo orizzonte, ricordando che i segni visibili del Natale sono frutto di un dono condiviso e rimandano sempre a un dono più grande. Il presepio, collocato al centro della vita vaticana in quei giorni, è diventato una catechesi silenziosa che ha accompagnato pellegrini e visitatori fino alla soglia del Natale.
Nel loro insieme, questi eventi hanno mostrato come, nel dicembre 2025, la bellezza non sia stata un elemento accessorio del Natale vaticano, ma una delle sue vie privilegiate. La musica sacra, i concerti, gli incontri con artisti e musicisti hanno contribuito a costruire un cammino unitario che ha condotto dalla prima attesa dell’Avvento alla celebrazione della nascita del Signore. Ora che il Natale è giunto, questo percorso resta come memoria viva di un tempo in cui la bellezza ha aiutato la Chiesa a prepararsi all’incontro, ricordando che Dio continua a farsi riconoscere anche attraverso l’armonia, il dono e la condivisione.


