Madonna dei sette veli

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A Foggia, la venerazione della Madonna dei sette veli risale all’anno mille, quando la sua effige (anche chiamata Sacro Tavolo o Iconavetere) fu ritrovata da alcuni pastori in uno stagno. Sopra le acque quiete, tre fiamme apparvero ai pastori, indicandogli il punto in cui si trovava una grossa tavola coperta da degli involucri; i sette veli che gli daranno il nome. Una volta aperti gli involucri, nonostante il luogo e le condizioni, al loro interno trovarono un’icona recante l’immagine di Maria Vergine in buono stato. Riconoscendo la sacralità dell’effige, lo portarono nella vicina Taverna del Gufo, luogo ai tempi più decoroso e sicuro, per rendere omaggio alla Madonna, regina del cielo. Ben presto, prima dai dintorni poi anche da luoghi lontani, altri vennero per portare le loro preghiere davanti al Sacro Tavolo.

Fu il duca Roberto il Guiscardo ad ordinare la costruzione di una piccola chiesa intitolata a Sancta Maria de Focis, proprio nel luogo in cui l’effige era stata rinvenuta, per rendere più consono il luogo in cui avvenivano tanti pellegrinaggi. Subito inaugurata a chiesa palatina, lì venne condotta l’Iconavetere. La chiesa fu subito un importante punto di aggregazione e pellegrinaggio, a cui si apprestavano fedeli e adoratori. Non a caso, il simbolo della Madonna dei sette veli che protegge Foggia si trova anche nello stemma cittadino: le tre fiamme sospese sopra l’acqua.

Fin dal principio, il fragile aspetto del Sacro Tavolo portò alla decisione di continuare a conservarlo all’interno della copertura fornita dai suoi veli. Nel 1690, fu realizzato da Gian Domenico Vinaccia (a Napoli) un sarcofago in argento sbalzato, per custodire l’icona, al fine di conservarla e donarle un aspetto sontuoso ed autorevole. In esso, l’effige è rinchiusa e custodita da allora, senza mai essere mostrata al pubblico. Il Sacro Tavolo della Madonna dei sette veli misura 150 per 80 cm e la tradizione la descrive nell’atto di offrire all’adorazione il Bambin Gesù.

La Madonna dei sette veli apparve diverse volte nel corso della storia di Foggia:
– la prima, nel 1731, dopo che un terribile terremoto deturpò la città e la cattedrale stessa. Due sacerdoti recuperarono dalla chiesa il Sacro Tavolo, rimasto incolume, ed il giorno seguente (il 22 marzo) la portarono davanti alla chiesa dei frati minori cappuccini in cui si accalcavano i fedeli. Alcuni di questi notarono nell’ovale nero che si apriva sulla superficie dei veli (avvolgenti da sempre l’icona) il distinto volto di una dolce fanciulla sorridente. L’arciprete del Capitolo, Nicola Guglielmone fece allora sgomberare la chiesa per studiare il Sacro Tavolo e riconosce così il volto della Madonna, “vivo e palpitante”. Di nuovo esposta per la celebrazione eucaristica, ed al culmine di questa, il volto della Madonna riappare per i fedeli, a cui sorride con fare rassicurante;
– la seconda, nel mese di febbraio dell’anno seguente (1732), la Vergine Maria mostrò di nuovo il suo volto durante la predica di un missionario al popolo, venuto proprio a venerare la Madonna con le sue parole. Dopo l’evento, per celebrare l’accaduto, Alfonso Maria de’ Liguori (il missionario) fece dipingere una quadro, ancora oggi custodito nella chiesa dei redentoristi di Cionari;
– altre apparizioni sono state testimoniate e tramandate fino all’anno 1745 circa.

Ancora oggi a Foggia il 22 marzo si ricorda la Madonna dei sete veli, che come ogni venerazione mariana, è sempre spinta da una messaggio di incoraggiamento e speranza per i suoi figli.

Autore: Redazione