San Lorenzo, con la sua griglia infuocata e il suo sorriso giovane diacono, non smette mai di parlare. La sua è una di quelle figure che attraversano i secoli come una cometa luminosa, lasciando dietro di sé una scia di coraggio, fede e provocazione evangelica. Martire del III secolo, arso vivo a Roma nel 258 d.C., continua oggi a essere uno dei santi più amati e celebrati in tutta Italia. Ma San Lorenzo non è solo una memoria storica: ogni anno, il 10 agosto, sembra rinascere nei cuori, nei cieli, nelle piazze, nei santuari, e anche nei desideri sussurrati nella notte delle stelle cadenti. E il 2025 non fa eccezione. Anzi, proprio in questo tempo attraversato da sfide epocali, la sua testimonianza risuona ancora più forte.
La leggenda racconta che Lorenzo, quando gli fu chiesto dall’imperatore Valeriano di consegnare i beni della Chiesa, portò davanti al prefetto romano una folla di poveri, storpi e vedove. “Ecco i nostri veri tesori”, dichiarò senza esitazione. Quel gesto fu un atto di sfida spirituale e sociale, un’eresia d’amore in un impero che misurava tutto in oro, potere e dominio. È un gesto che oggi suona tremendamente attuale. In un mondo dove le diseguaglianze si allargano, dove spesso la dignità delle persone è calpestata da logiche economiche spietate, San Lorenzo ci chiede: chi sono i nostri poveri oggi? Chi sono i tesori nascosti sotto i nostri occhi, ma che non vediamo?
Il 2025 ha visto un ritorno vivace delle celebrazioni popolari dedicate a San Lorenzo, dopo anni segnati da restrizioni e incertezze. A Roma, nella basilica che porta il suo nome, San Lorenzo fuori le mura, si stanno svolgendo celebrazioni solenni che richiamano pellegrini da tutta Italia. Messe, veglie di preghiera, ma anche iniziative culturali e sociali, come la raccolta fondi per le famiglie in difficoltà e l’apertura notturna delle catacombe per i giovani, in un’esperienza che unisce spiritualità e storia. A Firenze, nel quartiere di San Lorenzo, la tradizionale distribuzione del pane benedetto è tornata con una partecipazione record, mentre a Lecce e in molte zone della Puglia, i fuochi d’artificio e le processioni a mare animano la notte, come segno di festa e speranza. Anche nei piccoli borghi, dove il santo è patrono, si accendono le luci della festa: fiaccolate, sante messe, sagre e cieli pieni di desideri.
Ma non è solo una questione di tradizione. San Lorenzo diventa oggi simbolo di una Chiesa che non ha paura di sporcarsi le mani, di stare con gli ultimi, di testimoniare la carità non come pietismo, ma come giustizia. In un mondo che cambia, dove la fede sembra sbiadire o diventare silenziosa, San Lorenzo ci ricorda che il cristianesimo è ancora capace di ardere, di appassionare, di infiammare i cuori. Non a caso la sua figura è spesso associata al fuoco, ma non solo quello che lo ha ucciso. Il fuoco che ci racconta è quello dello Spirito, quello dell’amore che non si spegne.
E poi ci sono loro, le “lacrime di San Lorenzo”, quelle stelle cadenti che da sempre accompagnano la notte del 10 agosto. In realtà sono le Perseidi, uno sciame meteorico visibile nelle notti estive, ma nella tradizione popolare si trasformano in scintille d’anima, in segni del cielo che piange per la morte del giovane martire. O forse che gioisce, perché Lorenzo ha vinto. Le sue stelle, quest’anno visibili in modo particolarmente intenso grazie alle condizioni astronomiche favorevoli del 2025, ci invitano a desiderare, ma non solo per noi stessi. Forse la vera rivoluzione cristiana è proprio questa: trasformare i desideri in chiamate, in missioni, in risposte concrete al dolore del mondo.
In fondo, San Lorenzo non è il santo delle lacrime tristi, ma della gioia radicale. Quella che nasce quando si capisce che la vita si salva solo se la si dona. E allora, mentre guardiamo il cielo in cerca di una stella da seguire, magari possiamo anche volgere lo sguardo attorno a noi. Perché i veri “fuochi” accesi in onore di San Lorenzo sono quelli nei cuori che scelgono di amare, di servire, di offrire la propria vita per qualcosa di più grande.
E così, anche quest’anno, San Lorenzo non sarà solo ricordato. Sarà vissuto. In ogni gesto silenzioso, in ogni atto di fiducia, in ogni scelta di luce. Perché, come diceva lui stesso, i veri tesori sono lì, dove l’amore non ha prezzo.