In Italia, la festa dell’Ascensione ha radici antiche e profonde, e sebbene oggi non sia più giorno festivo a livello civile, in molte regioni continua a essere vissuta con devozione, riti popolari e usanze che intrecciano sacro e profano. Ogni angolo del Paese conserva un modo particolare di onorare questa solennità, che ricorda la salita al cielo di Gesù, quaranta giorni dopo la Pasqua. È una festa che da sempre porta con sé il senso del mistero, ma anche della speranza e del rinnovamento, legata ai ritmi della natura, alla primavera inoltrata, ai frutti della terra.
In diverse zone del Nord Italia, ad esempio, l’Ascensione è occasione per benedire i campi: un gesto che risale a tempi antichi e che chiede la protezione divina sui raccolti imminenti. In alcune campagne del Veneto e del Friuli, il parroco si reca con i fedeli nei campi portando la croce, recitando preghiere e invocando la pioggia o il sole a seconda delle necessità. Una tradizione simile si ritrova anche in Lombardia e in Emilia-Romagna, dove la benedizione si accompagna spesso a piccole processioni rurali e momenti conviviali tra le famiglie del paese.
Nelle regioni del Sud, l’Ascensione è spesso vissuta con processioni e feste patronali. In Sicilia, ad esempio, in alcuni borghi si celebrano le “scinnute”, che precedono la festa e culminano con la processione di Gesù risorto portato in trionfo prima di “salire al cielo”. In Puglia, specialmente nelle zone della Murgia, si celebra con pellegrinaggi a santuari campestri e fiere di prodotti tipici, segno di una religiosità che unisce la devozione al piacere dello stare insieme. Non mancano musiche popolari, tarantelle e l’usanza di preparare dolci tradizionali, spesso legati alla Pasqua ma reinterpretati per l’occasione.
In molte zone dell’Italia centrale, come in Umbria e nelle Marche, l’Ascensione è ancora oggi legata al “Cristo che sale”, con rappresentazioni sacre che mettono in scena, a volte in forma teatrale, la salita al cielo di Gesù. Alcuni di questi riti sono molto antichi e prevedono l’uso di corde, fuochi d’artificio o statue sospese che salgono verso il cielo tra canti e applausi. Anche in Toscana, l’Ascensione era tradizionalmente il giorno in cui si svolgevano le “rogazioni”: preghiere processionali per proteggere la comunità da calamità e disgrazie.
Non manca, infine, l’aspetto gastronomico. In molte campagne italiane l’Ascensione è legata a pranzi all’aperto, scampagnate e piatti che celebrano la primavera: fave fresche, formaggi, frittate alle erbe spontanee, dolci con il miele. È una festa che unisce cielo e terra, fede e agricoltura, spiritualità e cultura contadina.
In un’Italia sempre più proiettata verso il futuro, queste tradizioni ricordano quanto sia forte il legame con la terra e con il sacro, e quanto la fede popolare riesca ancora a custodire, in forma semplice ma intensa, il senso profondo di una festa come l’Ascensione. Anche oggi, tra riti antichi e nuove forme di comunità, quella salita al cielo continua a parlare agli uomini e alle donne che cercano, nel cuore delle proprie radici, un orizzonte verso cui tendere.