Il 25 maggio non è una data qualsiasi per chi conosce e ama la figura di Padre Pio: è il giorno della sua nascita, avvenuta nel 1887 a Pietrelcina, un piccolo paese della Campania destinato a diventare, da quel momento, un luogo simbolico per milioni di devoti. Il piccolo Francesco Forgione – questo il suo nome di battesimo – sarebbe cresciuto fino a diventare uno dei santi più venerati del Novecento, conosciuto nel mondo intero per i suoi carismi, le stimmate, le profezie e soprattutto per quell’aura di mistero e autenticità che ancora oggi affascina credenti e non. La sua festa liturgica si celebra però il 23 settembre, giorno della sua morte nel 1968, a conclusione di una vita spesa tra sofferenza, preghiera, confessioni e guarigioni spirituali, con una notorietà tale da attirare folle a San Giovanni Rotondo ben prima della canonizzazione avvenuta nel 2002.
Ma il giorno della sua nascita offre uno spunto affascinante per riflettere su quanto il suo messaggio sia ancora attuale. In un’epoca in cui si tende a nascondere il dolore, Padre Pio ha fatto della sofferenza una via di salvezza, accettandola come partecipazione al mistero della croce. In un tempo in cui tutto è rapido, rumoroso, digitale, lui resta il simbolo del silenzio interiore, del confessionale come luogo di rinascita, della preghiera come respiro dell’anima. E proprio oggi, con nuove generazioni spesso disorientate, il suo linguaggio semplice ma profondo continua a parlare, anche attraverso social e testimonianze che si moltiplicano online: migliaia di giovani postano frasi sue, si mettono in viaggio verso San Giovanni Rotondo, portano con sé il rosario, la corona che lui stesso definiva “l’arma” per combattere il male.
Curiosamente, molti miracoli legati a Padre Pio non si fermano agli anni della sua vita terrena. Dopo la sua morte, continuano i racconti di apparizioni, guarigioni improvvise, conversioni profonde. È come se la sua missione non si fosse mai interrotta, e oggi, nel suo giorno natale, tanti fedeli in Italia e nel mondo accendono una candela o semplicemente lo ringraziano per una grazia ricevuta. Ogni dettaglio della sua vita è stato studiato, venerato, discusso, eppure la sua figura sfugge a ogni etichetta. Uomo di Dio, sì, ma anche uomo che sapeva parlare con fermezza, sorridere con ironia, correggere con durezza, e ascoltare con un’umanità disarmante.
Il 25 maggio, allora, può essere celebrato non solo come ricordo anagrafico, ma come invito a rinascere spiritualmente, a ritrovare un senso nel buio, a cercare Dio nelle piccole cose, proprio come faceva quel bambino nato più di un secolo fa in una casa povera di Pietrelcina, destinato a diventare uno dei santi più straordinari dei nostri tempi.