San Giacomo, detto anche il Maggiore, è una figura avvolta di mistero, di leggenda e di cammini lunghissimi. A sentirlo nominare, il pensiero corre subito a Santiago de Compostela, alla Galizia, ai pellegrini col bastone e la conchiglia sul cappello, ma la storia di questo apostolo comincia molto prima, sulle rive del lago di Tiberiade, quando era solo un pescatore, insieme a suo fratello Giovanni. Gesù lo chiama mentre ripara le reti col padre Zebedeo, e lui lascia tutto senza voltarsi indietro: inizia così una vita fatta di strade, polvere, parole nuove, miracoli, fuochi accesi di notte e silenzi profondi. Tra i discepoli, Giacomo è uno dei più vicini a Cristo, al punto che è presente nei momenti più intimi, come la Trasfigurazione e l’agonia nell’orto degli ulivi. È uno di quelli che vede la gloria e la paura, la luce e il dolore, senza mai tirarsi indietro.
La tradizione racconta che, dopo la morte e resurrezione di Gesù, San Giacomo partì per evangelizzare la Spagna. È curioso pensare a un uomo del I secolo che attraversa mari e terre sconosciute con una convinzione così radicale da sfidare ogni logica del tempo. Lì, in quelle regioni lontane, avrebbe seminato il Vangelo, ma la sua missione si concluse a Gerusalemme, dove fu decapitato, diventando il primo degli apostoli a subire il martirio. E qui la leggenda prende il volo: alcuni discepoli avrebbero portato il suo corpo via mare, su una barca di pietra guidata dagli angeli, fino a raggiungere le coste galiziane, dove fu sepolto. Secoli dopo, un pastore vide delle luci misteriose nel cielo – stelle che danzavano sopra un campo – e così fu ritrovato il sepolcro: Compostela, da campus stellae, campo della stella. E da quel momento iniziò uno dei pellegrinaggi più famosi del mondo, lungo, faticoso, ma capace di cambiare chiunque lo percorra, perché non è solo un viaggio geografico, è anche un cammino dentro se stessi.
Ma San Giacomo non è solo il patrono dei pellegrini. È anche il protettore dei soldati, degli spagnoli, di tante città italiane, e persino degli osti, il che rende il suo culto ancora più trasversale e curioso. Spesso viene raffigurato a cavallo, armato, con un’aura di forza e decisione che contrasta con l’umiltà del pescatore che era. In alcuni luoghi lo si venera come “Matamoros”, il “moro-uccisore”, figura leggendaria delle battaglie della Reconquista, un’immagine controversa e potente, che mescola fede, politica e storia medievale in un racconto a tratti epico, a tratti problematico.
La sua festa, celebrata il 25 luglio, cade nel pieno dell’estate, in quel tempo in cui la luce è ancora piena ma si comincia già a sentire l’eco delle giornate che si accorciano. In molte città, soprattutto in Spagna, si tengono fuochi, processioni, giochi e canti, in un misto di sacro e profano che racconta quanto sia ancora vivo il legame con questo apostolo dal nome antico. E anche chi non ha mai messo piede sul cammino di Santiago, magari conserva in un cassetto una conchiglia raccolta sulla spiaggia, simbolo di un viaggio che prima o poi, forse, si farà. Perché in fondo San Giacomo è questo: non solo un personaggio del Vangelo, ma una figura che continua a camminare con noi, ogni volta che ci mettiamo in marcia verso qualcosa di più grande.