Il 3 settembre, a Cabras, la fede prende la forma della corsa, e la devozione si fa polvere e sudore nella Corsa degli Scalzi, uno dei riti più intensi e sentiti della Sardegna. Migliaia di uomini vestiti di bianco, con una semplice tunica detta “sa camisciola”, si presentano al mattino pronti a correre senza scarpe, come fecero i loro padri e i loro avi, per accompagnare il simulacro di San Salvatore. Non è una scelta folcloristica ma un voto di umiltà, un gesto di penitenza e di affidamento, un segno che parla con la forza dei simboli più puri: rinunciare alla protezione delle scarpe significa esporsi, soffrire, rendere concreta la dedizione al Santo e testimoniare la volontà di seguire Cristo con il cuore libero. La leggenda narra che secoli fa gli abitanti di Cabras corsero scalzi per mettere in salvo la statua da un pericolo imminente, e da allora quella corsa è diventata rito e promessa mantenuta ogni anno, nonostante la fatica, nonostante il dolore, nonostante il tempo che cambia e rende più fragile la memoria. Ciò che rimane immutabile è la potenza della fede che anima i partecipanti: chi corre non lo fa per essere visto ma per dare testimonianza, per ringraziare, per affidarsi, e il popolo che assiste riconosce in quel gesto un riflesso della propria identità spirituale.
La strada percorsa dai corridori diventa un pellegrinaggio collettivo, un cammino che ricorda la marcia del popolo di Dio nel deserto, un attraversamento simbolico che unisce la comunità nella fatica e nella speranza. Il bianco delle tuniche è segno di purezza e rinnovamento, la polvere che si solleva è come incenso che sale al cielo, i piedi nudi che si feriscono sono la prova tangibile di una fede che non ha paura di sporcarsi e di soffrire. Non è uno spettacolo per turisti ma un atto sacro, che si rinnova ogni anno e che continua a resistere come un richiamo forte in un tempo in cui la spiritualità spesso si affievolisce. La Corsa degli Scalzi parla con un linguaggio semplice e universale: quello del sacrificio, della devozione, dell’appartenenza a una comunità che si riconosce non in ciò che possiede ma in ciò che offre. In quella corsa, che dura pochi minuti ma rimane incisa nel cuore per sempre, Cabras ritrova la sua anima più autentica, e la Sardegna intera rinnova un legame antico con la fede e con la forza dei suoi simboli.