La processione del Venerdì Santo di Savona : descrizione accurata delle casse

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Processione Venerdì Santo a Savona


LA PROMESSA DEL REDENTORE

Confraternita dei S.S.. Giovanni e Petronilla (via Guidobono)
di Filippo Martinengo “Pastelica” – (Savona, 1750 – 1800)
m.- 3,60 x 1,90 x 1,90 – 20 portatori
Il gruppo è composto di sei figure e quattro angioletti. Al centro si eleva l’albero della scienza del bene e del male, sopra del quale è adagiata la Fede, avvolta in un candido manto, essa tiene sollevata con la destra la Croce, simbolo della Redenzione. Da questa si espandono nuvole e raggi che in una forma ellittica compongono l’assieme con le figure sottostanti. Sulle nuvole sono sparse teste di cherubini ed un angelo vicino alla Croce tiene aperto un libro ove si legge “Victoria Crucis”. Adamo ed Eva con mani e piedi incatenati, sono le prime figure che si presentano, con due angioletti, in atto di scogliere le catene. Sul fianco sinistro si dispera la morte, e nella parte posteriore un angelo con una spada infuocata minaccia il serpente la cui spirale avvolge l’albero.
Quest’opera complessa – comunemente chiamata “Adamo ed Eva” – che si stacca dalle altre casse oltre che per lo stile per il maggior intellettualismo dell’invenzione è stata secondo il Noberasco, suggerita all’autore dal brusco, che affrescò un analogo soggetto nella volta della Cappella Sistina del Duomo di Savona.
Secondo il Buscaglia è stata portata in processione la prima volta nel 1791 e secondo l’Alzieri fu pagata L. 4.000.
La cromia poco intensa e le figure sono di scuola neoclassica.

L’ANNUNCIAZIONE
Confraternita di S. Domenico (Cristo Risorto) – via Aonzo
di Anton Maria Maragliano – (Genova, 1664 – 1739)
m. 1,90 x 1,62 x 1,45 – 12 portatori
La Cassa raffigura il momento dell’annuncio da parte dell’Arcangelo Gabriele a Maria che, inginocchiata, si appresta a pronunciare il ‘Magnificat’. Completano la raffigurazione alcuni angioletti.
Opera attribuita al Maragliano e collocata dalla Colmuto nell’ultima parte dell’attività dell’artista, ipotesi confermata dal ritrovamento di documenti che si riferiscono al 1722 e alla coloritura nel 1725.
In effetti la grazia settecentesca ed il vibrante movimento dei panneggi, arricchito dall’effetto damascato, e degli angioletti, che si dilatano in uno spazio quasi atmosferico, sono lontani dal realismo e del periodo precedente, denunciando la totale adesione dell’autore al rococò.
Il complesso scultoreo è stato restaurato per la precedente edizione del 1994.

L’ORAZIONE NELL’ORTO
Confraternita dei S.S. Giovanni e Petronilla – Via Guidobono
di Anton Maria Maragliano – (Genova, 1664 – 1739)
m. 2,20 x 2,00 x 1,80 – 16 portatori
Viene raffigurato il Cristo in ginocchio con una mano rivolta a terra e l’altra posata sul petto, osserva l’angelo in alto che gli presenta il calice della passione e la croce. La scultura rappresenta proprio l’istante nel quale Gesù pronuncia: “Pater mi – si possibile est – transeat a me Calix iste”. Ai piedi dell’angelo i due discepoli immersi nel sonno.
Il gruppo – detto anche “I dormienti” – è attribuito al Maragliano al quale ci riporta l’invenzione a lui consueta dell’Angelo su una colonna di nubi; la Colmuto e la Franchini-Guelfi considerano di scuola le figure di Cristo e dell’Angelo, mentre è senz’altro del Maestro il gruppo stilisticamente armonico dei dormenti.

IL BACIO DI GIUDA
Confraternita del S.S. Agostino e Monica – Via S. Lucia
di Giuseppe Runggaldier – scolpita ad Ortisei nel 1926
m. 2,00 x 1,60 x 1,50 – 16 portatori
Sono rappresentati oltre a Gesù e Giuda, anche due soldati.
Il gruppo, pur nel tentativo di uniformarsi, con il realismo dei particolari, al tono dominante delle altre Casse, se ne distacca, soprattutto per il diverso modo di trattare la materia, lasciando maggiormente in evidenza l’intaglio del legno.

CRISTO LEGATO AL PALO
Confraternita del S.S. Giovanni e Petronilla – via Guidobono
di ignoto genovese del XVIII secolo
m. 2,00 x 2,00 x 1,80 – 12 portatori
L’atteggiamento aggraziato del corpo e la tristezza del volto oltre al perizoma drappeggiato e dipinto con cura e dal bellissimo nodo formato delle mani, ci riportano ad uno scultore a conoscenza dell’arte del Maragliano che, ribadisce così, l’importante lezione dell’autore genovese.

LA FLAGELLAZIONE
Confraternita dei S.S. Pietro e Caterina – via dei Mille
di ignoto di scuola napoletana del XVII secolo
m. 2,00 x 2,10 x 1,80 – 12 portatori
La Cassa si compone di tre statue: Gesù legato e due flagellanti.
L’opera si distingue dalle altre Casse settecentesche per la minore ricerca di effetto espressivo ed un più ingenuo realismo (si notino i flagelli veri); anche la cromia meno accurata rivela il carattere meno colto di questo gruppo rispetto a quelli liguri.
Secondo Filippo Maria Besio la Cassa napoletana giunse a Savona nel 1623 per mezzo del nobile savonese Francesco Rocca, mentre secondo il Ratti fu merito del Vescovo mecenate Giò. Stefano Siri, disciplinante della stessa Confraternita, se importarono il gruppo scultoreo in sostituzione delle sacre rappresentazioni, da poco proibite da parte dell’Autorità Ecclesiastica.
Questo avvenimento fu sicuramente di spunto per gli artisti liguri che da allora si dedicarono alla realizzazione delle altre Casse processionali.

L’INCORONAZIONE DI SPINE
Confraternita dei S.S. Agostino e Monica – Via S. Lucia
di Anton Maria Maragliano – (Genova, 1664 – 1739)
m. 1,50 x 1,70 x 1,30 – 12 portatori
Viene raffigurato Gesù seduto, al centro fra due figure, quella di sinistra gli calca la corona di spine sul capo, mentre l’altro a destra gli spinge con forza il capo.
L’opera di matrice barocca, tradizionale dell’arte del Maragliano, si veda la famosa espressione dello sbirro a sinistra.
L’opera dovrebbe essere infatti datata, secondo la Franchini, poco dopo il 1710.
I volti dei carnefici sono particolarmente espressivi, ma la loro caratterizzazione non cade nel grottesco, grazie all’intaglio accurato e alla proporzione delle teste che ne equilibrano i tratti marcati.
La compostezza del gruppo, oltre alla sua totale frontalità, rivela un Maragliano distante dalla libertà ‘rococò’ delle ultime opere.

ECCE HOMO
Confraternita dei S.S. Pietro e Caterina – via dei Mille
di Renata Cuneo – (Savona 1903 – 1995)
scolpita nel 1977-78
m. 2,10 x 1,80 x 90 – 12 portatori
Anche questa Cassa si compone di tre statue: Gesù al centro, Pilato e un soldato.
Si tratta dell’opera più recente dell’intera sfilata. Sostituisce la perduta cassa di analogo soggetto di Andrea Torre della seconda metà del Seicento, caposcuola del Maragliano, già appartenente alla Confraternita della Ss. Trinità e andata distrutta da un bombardamento nell’agosto del 1944.
È evidente uno stacco dal realismo e dalla cromia delle altre composizioni, per raggiungere, mediante la compostezza plastica, effetti allusivi e simbolici.

CRISTO CADE SOTTO LA CROCE
Confraternita dei S.S. Pietro e Caterina – Via dei Mille
di ignoto di scuola napoletana del XVII
m. 2,70 x 3,00 x 1,50 – 12 portatori
Sono raffigurati Gesù in ginocchio sotto il peso della croce, Simone di Cirene nell’atto di aiutarlo e un soldato.
Per il Ratti l’opera – detta anche “Il cireneo” – è opera del medesimo autore de “La Flagellazione” della quale segue il cammino a Savona.
I valori compositivi e cromatici dei due gruppi sono simili. In questo si evidenzia una bidimensionalità ancora più palese, appena mossa dall’atteggiamento del soldato.

CRISTO SPIRANTE IN CROCE
Confraternita dei S.S. Giovanni e Petronilla – Via Guidobono
di Anton Maria Maragliano – (Genova, 1664 – 1739)
m. 3,40 x 2,60 x 2,50 – 18 portatori
Quest’opera ci riporta l periodo più maturo del Maragliano ed in essa si può notare un preciso riferimento alla lezione dei ‘Bissoni’, soprattutto per il colorito verdastro delle carni. L’artista in quest’opera dimostra la sua abilità nel rappresentare drammaticamente la scena e nel comunicare allo spazio circostante la vibrazione dolorosa del corpo morente tramite l’agitazione del panneggio e dei putti reggi-candelabro. Essa segna senz’altro uno dei momenti artistici più alti del Maragliano che qui supera i limiti della leziosità barocca. Per la Colmuto l’opera va datata tra il 1727 e il 1738.

CRISTO MORTO IN CROCE
Confraternita di N. S. di Castello – Via Manzoni
di ignoto di scuola romana – XVI secolo
m. 4,10 x 2,35 x 1,85 – 16 portatori
La tradizione vuole che l’opera provenga da Roma e sia un dono dei Della Rovere alla Confraternita, cui detta famiglia apparteneva.
È una rappresentazione veramente classica e risente della scuola di fine XVI secolo. Anche su questa Cassa per tenere l’illuminazione vi sono quattro angeli piangenti che non sono dello stesso autore del Cristo, ma di scuola secentista.
La figura del Cristo non è conforme alla tradizione ligure e rivela nella profonda umanità sofferente del volto, la sua adesione alla cultura tardo-rinascimentale.

LA DEPOSIZIONE DALLA CROCE
Confraternita di N. S. di Castello – via Manzoni
di Filippo Martinengo “Pastelica” – (Savona 1750 – 1800)
m. 4,14 x 2,20 x 2,85 – 24 portatori
È la Cassa più pesante (circa 14 quintali).
Essa, tra le più note per la sua imponenza, si compone scenograficamente di sette figure, organizzate secondo uno schema piramidale e articolata in due gruppi. Dietro, le tre Marie bloccate a terra dal dolore, si erge la grande Croce ai lati della quale Giovanni d’Arimatea su di una scala, e Giovanni Evangelista a terra, sono impegnati nel ricevere il Corpo senza vita di Cristo, sostenuto per un braccio da Nicodemo, appoggiato alla Croce mediante una seconda scala.
Essa è datata dal Varaldo al 1793 e fu pagata dalla Confraternita L. 3.300, secondo quanto riportato dal Noberasco. Il Martinengo ha così ben rappresentato con stile tradizionale un momento di grande intensità emotiva con un’opera che è tra le più ricordate. A causa dell’altezza è tra le più difficili da portare in Processione. E’ uno dei simboli iconografici di Savona.

LA PIETA’
Confraternita di N. S. di Castello – Via Manzoni
di Stefano Murialdo “Crocetto” – (Savona, 1776 – 1838)
m. 1,95 x 1,55 x 1,25 – 12 portatori
La Cassa riporta Maria addolorata che sorregge sulle braccia il corpo senza vita del figliolo; ai lati due angioletti.
L’opera, scolpita nel 1833, fu ritoccata dal Brilla nel 1842. Il gruppo è oggetto di un certo interesse più per la vena popolaresca che si manifesta negli angioletti che recano gli strumenti della passione, che per la stereotipata espressione di dolore dei gesti e del volto della Madonna.

LA DEPOSIZIONE NEL SEPOLCRO
Confraternita di S. Domenico (Cristo Risorto) – via Aonzo
di Antonio Brilla – (Savona 1813 – 1891)
m. 2,25 x 2,40 x 1,85 – 24 portatori
L’opera fu scolpita nel 1866 e in quello stesso anno portata per la prima volta in processione in sostituzione di una cassa più antica con il solo Cristo morto.
Il gruppo – il secondo più pesante di tutta la sfilata (circa 13 q.li) e ‘portato’ contemporaneamente da 24 persone – si compone di sei personaggi, tre ritratti in piedi (Nicodemo, la Maddalena e la Madonna), mentre S. Giovanni e Giuseppe d’Arimatea sono reclini sul corpo del Cristo, la cui morte è resa evidente dal colorito verdastro.
Il Brilla sembra qui bloccare l’istante che segue la Deposizione dalla Croce eseguita dal Martinengo assestando le figure, là disposte secondo uno schema piramidale, nella struttura a semicerchio che ne equilibra le masse.

L’ADDOLORATA
Arciconfraternita SS. Trinità – sede presso Oratorio dei Ss. Giovanni B., Ev. e Petronilla – via Guidobono
di Filippo Martinengo “Pastelica” – (Savona 1750 – 1800)
m. 1,80 x 1,60 x 1,45 – 8 portatori
La figura di Maria Addolorata è particolarmente drammatica per le sette spade conficcate nel cuore. Quattro angioletti piangenti completano, ai lati della cassa,
È la Cassa che chiude la sfilata dei Misteri. E’ seguita dal gruppo corale-orchestrale che esegue i celebri tradizionali mottetti “Jesu”, “Saevo dolorum turbine” e “Crucem tuam” e poi dai Confratelli, dal Clero, dal Vescovo con a fianco il Priore Generale e, in ultimo, l’Arca della Reliquia della S. Croce attorniata dal Baldacchino.
Sembra che il Martinengo abbia scolpito l’opera rifacendosi ad una precedente opera dello svizzero Giò Giacomo Ama nel 1675 e probabilmente deteriorata. La qual cosa spiegherebbe anche la scelta stilistica dell’artista fedele in quest’opera alla lezione del passato.

Prendono parte alla Processione alcuni complessi bandistici e corali, che eseguono specifiche musiche liturgiche. Sono tradizionali della Processione di Savona i ‘mottetti’ di autori savonesi:
Jesu di Antonio De Oberti
Saevo dolorum turbine di Antonio Forzano
Crucem Tuam del Mariani
essi sono eseguiti da un gruppo corale/orchestrale così composto:
50  uomini, 30 donne, 30 bambini (voci bianche)
40 fiati e 15 archi

BIBLIOGRAFIA
– AA.VV. La Processione del Venerdì Santo Sabatelli Editore, Savona
– AA.VV. Arte, Storia e Via delle Confraternite Savonesi Sabatelli Editore, Savona

Autore: Redazione