Padre Pietro Lavini, il “muratore di Dio”

di Pubblicato in Dai santuari, News, Percorsi ed itinerari


“Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico” affermava l’economista e scrittore irlandese Paul Sweeney. E aveva ragione, perché in un certo senso gli amici sono la famiglia che ci scegliamo. Si sono cercati, si sono incontrati nell’ἀγάπη, amore fraterno e, grazie alle misteriose trame divine che dipanano la storia, si sono “scelti” il frate eremita Padre Pietro Lavini e il giornalista RAI Vincenzo Varagona.

Da un profondo connubio di anime è nato un libro appassionato edito dalle Paoline in cui Varagona racconta la storia di fede e di coraggio di Padre Pietro, battezzato da Papa Giovanni Paolo II con l’autorevole appellativo di “muratore di Dio”. Letto tutto d’un fiato “quando giri l’ultima pagina” pensi davvero di aver perso un amico. Già, perché Padre Pietro Lavini oggi non c’è più ma di lui resta molto. Era un umile sognatore che aspirava all’Assoluto, era considerato da tutti quasi un “folle”, ma non si curava del mondo e confidava solo nel Padre tanto da rispondere alla Sua chiamata, mosso dal desiderio di raccontare Dio attraverso la natura.

E’ il ritratto di Padre Pietro, piccolo e saggio uomo nato a Potenza Picena e sepolto nella Cappellina dei Frati Minori e Cappuccini accanto al fratello Fra’ Isidoro Lavini, scomparso dieci giorni prima della sua morte avvenuta il 9 agosto 2015. La straordinaria figura del “muratore di Dio” è stata ricordata mercoledì 2 agosto presso l’anfiteatro Diaz, in Corso Matteotti a Porto Recanati durante un incontro moderato dalla giornalista Lucia Dionisi e animato dal soprano lirico Laura Costantini, accompagnata al piano da Marina Masiero. Giulia Mattutini ha invece letto alcuni brani tratti dal libro di Varagona dedicato a questo fragile servo di Dio.

Tutto è preghiera, persino il lavoro che ci aiuta ad incontrare il Signore attraverso il sacrificio e anche delle squallide pietre possono parlare di Dio: sono le parole del parroco della chiesa di San Giovanni Battista don Roberto Zorzolo, intervenuto per una riflessione. Contemplando delle pietre ruvide ma foriere di vita e di speranza, Padre Pietro “spinto da forza misteriosa” ha posato il suo sguardo su un luogo apparentemente inospitale e impervio lassù sui “monti azzurri” di leopardiana memoria ma profondamente ricco di storia, crocevia per i pellegrini che da Amandola percorrevano la strada verso Roma.

Nascosto e lontano dal fluire della storia, accoglie la missione di vita eremitica cappuccina e in quarant’anni ricostruisce il monastero di San Leonardo sui Monti Sibillini. Ma in realtà Padre Pietro viveva intimamente immerso nell’accadimento della storia, amava il tempo, accogliendo quotidianamente nella sua vita la regola ora et labora e l’incarnazione del Verbo nella storia stessa. È la grande eredità spirituale che il “muratore di Dio” lascia a tutti noi, pietre vive chiamate a costruire il nostro piccolo monastero di San Leonardo continuando a percorrere la strada che ci ha aperto. Sempre con la cazzuola da muratore tra le mani, era un instancabile lavoratore capace di rendere sacro, attraverso il sacrificio e la fatica, ogni istante della sua lunga giornata.

Padre Pietro ha concepito l’essere muratore come un dono dello Spirito e in ogni pietra di San Leonardo è impressa la sua firma, è impresso il suo cuore. E’ per questo che il suo monastero, oggi profondamente danneggiato dall’evento tellurico di un anno fa, è una grande creazione artistica. Questo è il ricordo commosso di Fra’ Gianfranco Priori, in arte Frate Mago, confratello di Padre Pietro e Rettore del Santuario dell’Ambro a Montefortino, in provincia di Fermo.

La vita di Padre Pietro era tessuta da un dialogo semplice con le persone che pedibus calcantibus venivano a fargli visita, assetate di acqua, di silenzio, di infinito e colpite dalla sua straordinaria capacità di leggere, di scrutare e di scavare nel cuore di tutti coloro che incontrava, sia vicini sia lontani da Dio. Il miracolo di Padre Pietro forse è tutto qui: aver testimoniato con la sua impresa quasi leggendaria che è ancora possibile parlare di Dio attraendo le “folle” ed evangelizzando chi sembra lontano dalla devozione ma è incessantemente alla ricerca del Mistero.

Autore: Benedetta Grendene

Maturità classica presso il Liceo “Giacomo Leopardi” di Recanati, laurea in “Economia per le arti, la cultura e la comunicazione” presso l’Università “Luigi Bocconi” di Milano, giornalista pubblicista.