San Severo celebra la sua patrona: il significato della Festa del Soccorso

di Pubblicato in Approfondimenti, Eventi, News, Ricorrenze Religiose


C’è un momento dell’anno in cui la città di San Severo, nel cuore del Tavoliere pugliese, smette di essere semplicemente un luogo e diventa un’emozione collettiva. È la terza domenica di maggio, seguita dal lunedì successivo, quando prende vita la Festa del Soccorso, la celebrazione più sentita, spettacolare e identitaria della città. È la festa patronale dedicata a Maria Santissima del Soccorso, patrona principale di San Severo, ma è anche molto di più: è un intreccio potentissimo di fede, tradizione, storia, suoni, colori, lacrime e polvere da sparo.

Durante questi giorni, San Severo cambia volto. Le strade si riempiono di gente, di aspettative, di voci che si rincorrono, di bandiere che sventolano dai balconi, di luminarie che sembrano voler accendere il cielo anche di giorno. È una città che vibra, che si mette in moto, che vive un rito collettivo capace di coinvolgere tutti, anche chi viene da lontano per assistere a uno degli eventi religiosi e popolari più straordinari del Sud Italia.

Il cuore pulsante della festa è la devozione profonda verso Maria SS. del Soccorso. La sua immagine sacra, custodita nella chiesa omonima, viene portata in processione per le vie della città, tra ali di folla commossa e orante. Ma non si tratta di una processione qualunque. A San Severo, la fede non è mai solo silenziosa: è un grido, è corsa, è battito accelerato, è polvere che si alza e fuochi che esplodono.

Accanto alla Madonna del Soccorso vengono onorati anche i santi compatroni della città – San Severino, San Severo e San Michele Arcangelo – che partecipano, ciascuno con la propria processione, a questo grande mosaico di spiritualità e appartenenza. Ma è lei, la Madonna, il centro di tutto. E a lei è dedicato il momento più atteso, quello che ha reso celebre la festa ben oltre i confini cittadini: le spettacolari batterie pirotecniche.

Chi non ha mai visto una “batteria sanseverese” difficilmente può immaginare cosa accade davvero. Lungo il percorso processionale vengono posizionate lunghe file di mortaretti e petardi, che esplodono al passaggio della statua, accompagnandola con fragore e una sorta di danza di luce e fumo. Ma non è solo uno spettacolo da guardare: è un’esperienza da vivere. I “fujenti”, i devoti che corrono letteralmente sotto le esplosioni, lo sanno bene. Non c’è paura, solo fede. Corrono con il volto rivolto alla Vergine, alcuni a piedi nudi, molti con il cuore gonfio di promesse, richieste, grazie ricevute. È una corsa di fede, quasi una preghiera in movimento, intensa e fisica come poche.

Dietro questa esplosione di suoni e gesti, c’è una storia antica. La devozione a Maria SS. del Soccorso a San Severo risale almeno al XVII secolo, e si è rafforzata nei secoli grazie ai miracoli attribuiti alla Vergine, soprattutto in momenti difficili per la città. Pestilenze, carestie, terremoti: ogni volta, il popolo si è rivolto a lei, trovando conforto e protezione. Da allora, la Madonna del Soccorso è diventata il simbolo della speranza, della resistenza e dell’identità di un’intera comunità.

La festa, però, non è solo religione. È anche cultura, tradizione, incontro. Nelle giornate del Soccorso, San Severo si anima con eventi civili, concerti bandistici, mostre, spettacoli teatrali, mercatini artigianali e appuntamenti gastronomici che offrono ai visitatori un assaggio dell’anima più autentica della città. È una festa che unisce generazioni: i nonni raccontano ai nipoti com’era la festa “una volta”, mentre i più giovani corrono con i fujenti o filmano tutto con lo smartphone. Ma il senso è lo stesso: esserci, sentire, far parte di qualcosa di più grande.

Chi arriva per la prima volta a San Severo durante la Festa del Soccorso, spesso resta spiazzato. Colpito dalla potenza visiva ed emotiva, dal contrasto tra il sacro e il fragoroso, dall’energia che travolge. Ma chi torna, e sono in tanti, lo fa perché in questa festa c’è qualcosa di raro: un’autenticità che non ha bisogno di artifici. È la gente, con la sua fede e la sua storia, che tiene viva la tradizione. Ed è proprio questo a renderla speciale.

Autore: Redazione

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