Santa Chiara d’Assisi e l’amore per la povertà

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Santa Chiara d’Assisi fu fondatrice dell’ordine delle Clarisse e collaboratrice di Francesco d’Assisi. Nel 1255 fu canonizzata come Santa chiara, ad appena tre mesi e mezzo dalla sua morte e, secoli dopo, per volere di Pio XII (nel 1958) fu dichiarata santa patrona delle telecomunicazioni e della televisione.

Di nobili origini, nacque ad Assisi con il nome di Chiara Scifi e trascorre la sua giovinezza con naturale spirito di riservatezza, e propensione alla preghiera e alle rinunce. I principi religiosi le furono insegnati dalla devota madre, rendendola sensibile ai dolori degli altri, e quindi ben disposta ad orazioni ed opere di carità, sull’esempio materno. Colpiva di lei il rifuggire ai piaceri della tavola e allo sfoggio di vesti ricche, che poteva permettersi ma a cui preferiva abiti semplici e poveri. Mostrando coraggio ed autonomia, intraprese diversi pellegrinaggi pur preferendo la vita contemplativa. Nei confini della sua dimora, trovava il piacere del suo dialogo interiore con Dio.

Venne poi in contatto con Francesco d’Assisi, che le parlò della sua visione di una vita ispirata al vangelo, ben lieto di dimostrare la validità del suo credo, basato sull’ideale di povertà, ad una donna di nobile origine. Chiara accolse il messaggio con tale trasporto che si fece aiutare a prendere i voti da San Francesco, all’insaputa della famiglia, che altrimenti non le avrebbe dato l’autorizzazione. Tra i racconti della sua vita, in quella che si crede leggenda, si parla proprio di una fuga della ragazza dalla città, per percorrere la carriera monacale.

Nonostante le opposizioni della famiglia, Santa Chiara riesce quindi a dedicarsi alla vita di clausura, tra le monache benedettine di San Paolo delle Abbadesse. I famigliari tramarono contro di lei, con l’intenzione di prenderla e riportarla a casa, ma nessuno dei loro tentativi ha successo, davanti alla forte convinzione della ragazza. La sorella Agnese, da lei ispirata, la raggiunge e si unisce a lei nella vita da penitente, nonostante di nuovo la famiglia cerchi di interferire con la vocazione della ragazza.

Chiara e Agnese passarono da un monastero all’altro, fino a trovare rifugio presso un alloggio vicino alla chiesa di San Damiano, allestito da Francesco e i suoi confratelli. Le regole interne alla Chiesa non prevedevano che le donne potessero provvedere a se stesse in tutto per tutto (perché senza fondi e sostengo sarebbero state esposte ai pericoli del mondo esterno alla clausura), fu quindi costretta ad accettare la regola Benedettina, che tra le altre prevedeva di accettare le rendite feudatarie. Questo mise Chiara in forte disagio, perché ciò la portava ad allontanarsi dal principio di povertà assoluta, che la regola Francescana l’aveva portata ad abbracciare con assoluto trasporto. Nel 1216 finalmente convinse papa Innocenzo III a concederle il permesso di non essere mai costretta a ricevere possedimenti e lasciti per il sostegno delle suore.

Forte delle sue convinzioni, che la vedevano di parere opposto alle generali consuetudini, Santa Chiara faceva della povertà assoluta il centro della sua vita religiosa. Di conseguenza non voleva chiudersi all’esterno, ma restare in contatto con altri frati e con i bisognosi che da sempre assisteva, valutando anche di grande importanza il lavoro manuale, i cui frutti non voleva fossero sfruttati solo all’interno del monastero, ma come aiuto per la comunità. Negli anni, anche dopo la morte di San Francesco, molte furono le pressioni, ma Chiara riuscì ad ottenere il rinnovo per San Damiano e per altri monasteri, il “privilegio dell’altissima povertà”. Resistendo e lottando per le sue idee, nel 1252, finalmente la regola di Chiara (la prima redatta di una donna) fu approvata dal cardinale Rinaldo di Ienne, e nel 1253 ottenne quella del Papa, giunta a pochi giorni dalla morte della santa, avvenuta l’11 agosto. Nel 1265, ad Assisi fu eretta una basilica in suo onore.

In realtà le concessioni fatte dal cardinale (e sottoscritte dal Papa) furono limitate a San Damiano e alle sorelle di Santa Chiara, ma queste negli anni seguenti portarono avanti il suo credo, consolidandone la presenza, tanto che questo giunse ad avere una discreta diffusione tra il 1381 e il 1447.

Autore: Redazione