Santa Sperandia patrona di Cingoli

di Pubblicato in Approfondimenti, News, Percorsi ed itinerari


Santa Sperandia è la patrona di Cingoli. Nata a Gubbio, visse tra il 1216 e il 1276 e, la storia racconta, che in seguito ad una visione avuta in tenera età si decise a partire in pellegrinaggio nell’Appennino centrale, lasciandosi alle spalle i propri avere e vestita di un abito semplice e un cintura in metallo. La leggenda vuole che durante i suoi viaggi ebbe modo di mostrare vere e proprie virtù taumaturgiche, con le quali guarì numerose persone, in particolare donne e bambini. A Cingoli, dove fece tappa, compì alcuni dei suoi gesti più significativi.

Santa Sperandia scelse una grotta sul monte Acuto per trascorrere alcune anni in solitudine e meditazione, per poi raggiungere il monastero benedettino di Cingoli, dove rimase fino al giorno della sua morte. La tradizione e devozione popolare verso Santa Sperandia racconta in particolare del miracolo delle ciliege: durante l’inverno, degli operai stavano lavorando alla ristrutturazione della chiesa e del convento, quando Santa Sperandia si avvicinò loro per chiedere se potesse aiutarli in qualche modo. Scherzando, uno dei muratori le disse “O Madre, gradiremmo delle ciliege”. Enorme fu lo stupore generale quando, Santa Sperandia si assentò per qualche istante per tornare proprio con un cesta di ciliege fresche. Pier Simone Fanelli dipinse un quadro per immortalare l’evento, che dal 1683 si trova sull’altare maggiore della Chiesa di Santa Sperandia.

Il culto che crebbe intorno alla sua figura è di certo legato alle doti di guarigione che manifestò in vita e ai miracoli che compì. Inoltre, nonostante siano trascorsi numerosi secoli dalla sua morte, il suo corpo è rimasto intatto, ed è ancora custodito in un’urna del monastero di Santa Sperandia.

Ancora oggi, pellegrini e turisti si recano sul monte Acuto, in visita all’Eremo (o Grotta) di Santa Sperandia. Il luogo sacro dedicato alla patrona di Cingoli, si trova nascosto in mezzo ai boschi, ma è raggiungibile in pochi minuti, partendo da uno spiazzo erboso nei pressi della torre della Roccaccia (dell’omonima località), in cui si può parcheggiare, si affronterà poi un sentiero breccioso e una discesa lungo i 430 gradini che conducono all’Eremo. Una camminata di circa 20 minuti, che porta il viaggiatore in un luogo perso nel tempo e colmo di pace e spiritualità. Lungo il percorso ci si potrà imbattere nell’acqua di Santa Sperandia; un buchetta scavata nella roccia, che rimane piena d’acqua anche durante le siccità, e che la leggenda vuole si sia riempita proprio per aiutare Santa Sperandia durante il suo periodo di isolamento.

L’ultima domenica di agosto, viene in genere organizzato il pellegrinaggio di Santa Sperandia, un’escursione per percorrere il cammino verso la Grotta della patrona di Cingoli.

Autore: Redazione