Santuario di Monte Senario - Vaglia

Storia:



Posto sulla collina omonima a nord rispetto Firenze, fu eretto da sette nobili fiorentini, fondatori dei Servi di Maria nel 1234, ha subito ampliamenti nel 15esimo secolo, nel 1594 su ordine del Granduca Ferdinando I de ‘Medici e poi venne parzialmente modificato nel 18esimo e nel 19esimo secolo.



 



Santuario:



Si arriva al Santuario attraversando un fitto viale alberato alla cui fine, si stagliano le statue di San Bonfiglio Monaldi e di San Filippo Benizi, opera di metà 700 dello scultore toscano Pompilio Ticciati, le quali conducono al piazzale di fronte al Santuario.



A sinistra è possibile ammirare la chiesa dell’Addolorata (dedicata anche a S. Filippo Benizi), costruita dai della Stufa nel 1412 e ristrutturata totalmente sotto la guida di Giovan Battista Foggini nel 1717, è possibile notare al fianco un campanile del 1648 e rinnovato verso la fine del 18esimo secolo.



L’interno del Santuario di Monte Senario è dotato di navata unica con cappelle laterali, le decorazioni in stile barocco sulla volta (a botte) sono opera di Giovan Martino Portogalli e servono ad incorniciare un affresco rappresentante la vergine che porge l’abito ai Sette Fondatori, opera di Domenico Gabbiani.



Alla destra della porta di ingresso è posto il monumento sepolcrale di Sigismondo della Stufa, risalente all’inizio del 16esimo secolo, nell’abside, è visibile il Crocifisso in legno del 18esimo secolo, contornato da un gruppo di stucchi opera del Portogalli.



La parte più antica del convento, ospita la Cappella dell’Apparizione, dove nel 1240 sarebbe apparsa ai Sette Fondatori la Santissima Vergine, nello stesso luogo San Filippo Benizi officiò la sua prima messa, la decorazione del 18esimo secolo è stata cancellata durante i restauri del 1983. La stessa Cappella ospita una Pietà in terracotta di Giovannangelo Lottini, risalente agli inizi del 17esimo secolo.



La Sagrestia, invece è stata arredata e decorata nel 18esimo secolo, tra i numerosi dipinti alle pareti è possibile notare il Salvatore di Matteo Rosselli, il Giovanni Battista decollato, dipinto del 1851 di Cesare Mussini e due grandi paesaggi della prima metà dell’800 di Antonio Morghen.



All’esterno della chiesa, dopo un tragitto di trecento metri circa, si arriva alla Croce in ferro illuminata da Pio XI nell’aprile del 1933, durante il Giubileo Straordinario, attraverso un radio comando. Sempre all’esterno vi sono tre grotte:




  • La Grotta e fonte di San Benizi: dove avvenne la scoperta da parte del Beato di una fonte che salvo dalla sete i confratelli;

  • La Grotta di Sant’Alessio Falconieri: che ospita una lapide recante la scritta "Il Beato Alessio crocifisso al mondo e contento delle gioie celesti qui a lungo si nascose";

  • La Grotta di San Manetto dove viene ospitata l’effigie del Santo e sotto sono scolpite le seguenti parole "Pio pellegrino, bacia questo squallido antro un tempo risonante di lunghi gemiti fragrante di virtù.



Oggi i Frati producono dei liquori nella distilleria del convento, nei secoli precedenti adibita a farmacia, dal 1865 distillano la Gemma d’Abeto, un liquore ideato dallo speziale Fra Agostino Martini da Sant’Agata di Mugello. Vengono anche prodotti l’Amaro Borghini, ideato dall’omonimo Frate nel 1870  e l’Elisir di China e Alchermes creato nel 1889 da Frate Pietro Berni.



Curiosità:



In tempi recenti il numero civico del Santuario è stato cambiato da 1 a 3474.



 



Fonti Immagini:



Vignaccia76 da commons.wikimedia.org


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