Santi Pietro e Paolo

di Pubblicato in Dal Vaticano, Eventi, Ricorrenze Religiose


Il 29 giugno la città eterna festeggia i suoi santi patroni, apostoli martiri a Roma nel 67 d.C., durante la persecuzione dell’imperatore Nerone: la tradizione ha riportato nel Martirologio Romano la morte di Pietro crocifisso a testa in giù (proprio su richiesta dell’apostolo che non si riteneva degno di morire con la stessa pena inflitta al suo Signore) nella zona del Vaticano dove ora sorge la Basilica a lui intitolata, e tramite decapitazione per Paolo, nella zona delle Tre Fontane, chiamata così perché dai tre rimbalzi della sua testa nacquero tre fonti d’acqua dove poi sorsero tre chiese.

Anche se il martirio cadde in date diverse, dal 258 fu scelto di festeggiarli insieme quali araldi della fede cristiana nell’allora pagano Sacro romano impero, proprio nel giorno in cui anticamente a Roma si festeggiava il Quirino, che celebrava i due gemelli fondatori di Roma: Remo e Romolo. Infatti ad essi venivano paragonati Pietro e Paolo, quali nuovi fondatori di una Roma rinnovata, che diventava così da “maestra dell’errore” a “discepola di verità”.

Da questo momento i due apostoli diventano le due colonne portanti della Chiesa: Pietro per aver ricevuto le chiavi del regno dei cieli, Paolo per essere l’apostolo delle genti, il primo la tradizione, il secondo il carisma, la Scrittura e la tradizione che nella Chiesa sempre devono tenersi per mano nel cammino della fede.

Vediamo chi erano:

Simone (chiamato poi da Gesù “Pietro” quale roccia su cui fonderà la Chiesa) era un povero pescatore di Cafarnao. Si mise alla sequela di Gesù dopo che questi lo scelse presso il lago di Tiberiade per divenire “pescatore di uomini”. Ebbe il privilegio di assistere alla Trasfigurazione del Signore sul monte Tabor, lo Spirito gli rivelò che Gesù era il Cristo e nonostante ciò rinnegò il Signore per ben tre volte durante la notte in cui fu arrestato. Ma Gesù lo scelse quale garante dell’unità dei cristiani: fu quindi il primo papa.

Saulo (in seguito Paolo) era un ebreo la cui famiglia apparteneva alla tribù di Beniamino (da questo il suo nome a ricordo di re Saul appartenente alla stessa tribù). Originario di Tarso, era figlio di farisei zelanti della legge per cui conosceva molto bene le Scritture e le tradizioni ebraiche e le seguiva in modo scrupoloso: era presente alla lapidazione del diacono Stefano (primo martire cristiano) e iniziò a perseguitare i cristiani con fervore. Sulla strada tra Gerusalemme e Damasco il Signore gli si fece presente e lo abbagliò facendolo cadere da cavallo e rendendolo cieco per tre giorni, rivelandogli il mistero della fede e facendolo apostolo al pari dei Dodici. Spese tutta la sua vita per l’evangelizzazione e fondò numerose comunità su tutto il bacino del mediterraneo, fino a Roma, predicando Cristo crocifisso e risorto, presso i pagani. La sua missione incontrerà molte peripezie: verrà imprigionato, flagellato, deriso…ma il seme da lui gettato continuerà a fiorire e giungerà fino a noi attraverso le Lettere scritte alle diverse comunità fondate, soprattutto nel mondo greco-romano.

A Roma sono moltissimi i festeggiamenti, che iniziano al Vespro del giorno prima, quando nella Basilica Vaticana la statua di San Pietro viene vestita di tutto punto da pontefice, con tanto di anello al dito e tiara sul capo.

Il 29 giugno inizia con la messa celebrata dal Santo Padre e l’angelus. Si passeggia poi in piazza San Pietro per ammirare la tradizionale infiorata che dalla fine del 1600 rende omaggio ai Santi patroni e nei pressi della Basilica di San Paolo per visitare il mercatino.

Già dal 1868 abbiamo notizia dell’abitudine dei romani di fare delle scampagnate nei dintorni: in particolare nell’Abbazia delle Tre Fontane affidata ai frati Trappisti che ne avevano bonificato la zona esterna dalla malaria e dove avevano piantato moltissimi eucalipti come protezione verso la malattia. Con le foglie di queste piante, i frati, tra l’altro aromatizzano il cioccolato caldo (che i romani gustano nella rosetta, pane tipico della capitale) e ricavano il liquore. Il proprio “fagotto” portato da casa, poteva anche consumarsi all’interno delle osterie pagando all’oste solo lo “scommido” (incomodo, cioè il coperto).

In occasione della solennità, il Papa nomina alcuni patriarchi, vescovi e metropoliti e ne benedice i pallii che rappresentano l’unione tra la Chiesa Universale e quelle locali.

Al tramonto si porta in processione la catena di San Paolo, una reliquia composta da 14 anelli di ferro (custodita nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura) e al giungere della notte la cupola della Basilica di San Pietro viene illuminata a giorno  mentre un’esplosione di fuochi di artificio accendono il cielo della capitale (fino a poco tempo fa a Castel sant’Angelo ma ora a Piazza del Popolo) su un sottofondo musicale tratto dal repertorio classico italiano. La tradizione della “Girandola” (spettacolo pirotecnico) fu istituita nel 1481 da un’idea di Michelangelo (in seguito perfezionato dal Bernini), per volontà di papa Sisto IV per celebrare l’incoronazione di un nuovo Pontefice o per la Pasqua.

Autore: Vera De Dominicis

Nata ad Ancona, sposata e mamma di tre figli. Laurea di Magistero presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose "Lumen Gentium" di Ancona, insegna Religione Cattolica alle superiori. Catechista, segue il suo percorso di fede nel Cammino Neocatecumenale, assieme al marito.