L’Eremo dei Frati Bianchi, un tesoro unico

di Pubblicato in Approfondimenti


A Cupramontana, in provincia di Ancona, l’Eremo dei Frati circondato da montagne e boschi offre uno spettacolo di natura e riflessione.

Conosciuto come Eremo delle Grotte del Massaccio per via delle grotte scavate nell’ampia parete rocciosa contenenti le celle usate dai monaci per la meditazione e la preghiera.

L’attuale denominazione deriva dal color bianco del saio indossato dai Camaldolesi che abitarono in questo luogo per oltre 4 secoli.

Immersa tra il verde di Cupramontana e Poggio Cupro, risale al secolo XI con la fondazione di San Romualdo, a cui è dedicata una delle grotte di scavate nella roccia chiamata “Cella di San Romualdo”.

Alle fine del 1200, due monaci si misero a scavare direttamente nella scoscesa parete arenaria per formare le prime grotte.

In questo luogo incantato presero dimora sia i due frati minori che nel XVI fondarono l’Ordine dei Cappuccini, che alcuni monaci che diedero vita alla Congregazione monastica di Monte Corona.

Alcuni documenti ci riportano che le grotte erano già abitate intorno al Duecento e solo successivamente furono ampliate per creare un complesso di edifici con lo scopo di diventare un centro culturale, avente una biblioteca religiosa.

Le opere d’arte che erano custodite andarono perdute a causa dell’occupazione napoleonica e di un decreto del Regno d’Italia che sanciva l’abolizione di alcune corporazioni religiose lasciando l’eremo in balia di continui saccheggi.

I monaci presero la decisione di chiudere questo monastero nel 1925, con un graduale abbandono totale.

Il suo patrimonio artistico viene conservato in diversi luoghi come la biblioteca comunale di Cupramontana o la galleria degli Uffizi a Firenze o quella di Jesi.

Nel corso negli anni, l’Eremo è passato alla storia per avere ospitato santi e beati.

Grazie a degli interventi di ricostruzione del 2000, questa struttura è usata tuttora per eventi culturali, mostre e anche matrimoni.