Quando si avvicina il 29 giugno, l’aria nelle città italiane – e non solo – comincia a cambiare. È una di quelle giornate che profuma di tradizione antica, di fede profonda e di storie intrecciate nel tempo. È il giorno in cui si celebrano Santi Pietro e Paolo, colonne della Chiesa, amici e opposti, uniti per sempre da una stessa causa: l’annuncio del Vangelo.
Ma chi erano davvero Pietro e Paolo? E perché si festeggiano insieme?
Pietro era un pescatore, semplice, impulsivo, con le mani ruvide e il cuore grande. Fu il primo a riconoscere Gesù come il Messia, ma anche il primo a rinnegarlo nella notte più buia. Eppure, fu proprio lui che Gesù scelse come “roccia” su cui costruire la sua Chiesa. Pietro rappresenta la fede che cade ma si rialza, la guida che sbaglia ma non smette di amare.
Paolo, invece, era l’opposto: colto, deciso, un tempo persecutore dei cristiani, poi folgorato sulla via di Damasco da una luce che cambiò tutto. Da quel momento diventò l’apostolo dei popoli, instancabile viaggiatore, autore di lettere infuocate, capace di portare il Vangelo ai confini del mondo conosciuto.
Diversi, a tratti in contrasto, eppure legati da una stessa passione. Morirono entrambi a Roma, martiri sotto l’impero di Nerone: Pietro crocifisso a testa in giù, Paolo decapitato. La tradizione vuole che abbiano versato il loro sangue quasi nello stesso giorno, ed è per questo che la festa del 29 giugno li ricorda insieme, come patroni di Roma e dell’unità della Chiesa.
A Roma, ovviamente, la celebrazione è particolarmente sentita. Nella Basilica di San Pietro si svolge una solenne messa presieduta dal Papa, alla presenza di delegazioni ortodosse in segno di comunione tra le Chiese. In città è anche giorno festivo, e fino a qualche anno fa si tenevano anche spettacolari fuochi d’artificio chiamati “la Girandola di Castel Sant’Angelo”, ripresa da una tradizione barocca che incantava pellegrini e curiosi.
Ma non è solo Roma: in tante città italiane Pietro e Paolo sono i santi patroni, e la festa assume un sapore tutto locale. A Galatina, in Puglia, c’è la tradizione delle “tarantate”, donne che anticamente si ritenevano morse da una tarantola e che, per guarire, danzavano freneticamente davanti alla cappella di San Paolo. Una tradizione che ancora oggi viene rievocata con musica, tamburi e grande partecipazione popolare.
In molte zone rurali, San Pietro viene invocato per il raccolto e per la pioggia, mentre Paolo è spesso protettore degli artigiani e dei viaggiatori. Non mancano feste paesane, fiere, processioni in barca e sagre legate ai prodotti della terra e del mare.
Insomma, quella di Pietro e Paolo non è solo una festa religiosa, ma anche una giornata piena di simboli: è la celebrazione della diversità che si fa forza comune, del coraggio nel dire “sì” anche quando è difficile, della fede che si costruisce passo dopo passo. Due uomini così diversi eppure così complementari, che ancora oggi parlano alle nostre vite con la forza delle loro storie e la semplicità del loro amore per Cristo.
Il 29 giugno non è solo una data sul calendario: è un invito a scoprire che anche noi, come Pietro e Paolo, possiamo essere strumenti di qualcosa di grande, a partire da ciò che siamo.