Santuario Santa Maria in Regola - Imola 

Storia:



Le origini del complesso religioso sono antecedenti all’anno 1000, alcune opere presenti all’interno della Chiesa confermano che l’edifico risalga al periodo che va dalla fine del sesto secolo fino alla metà dell’ottavo. All’epoca quelle terre facevano parte dell’Esarcato di Ravenna (circoscrizione amministrativa dell’Impero Bizantino). L’Ordine dei Benedettini fu il proprietario dell’abbazia sin dalla sua fondazione.



Santuario:



Dalla seconda metà dell’11esimo secolo, il Vescovo Morando concesse alla cittadinanza i diritti di teloneum (dazio sulle merci in transito) e di publicum actum (esazione delle imposte dirette). Successivamente, nel 14esimo secolo, Uberto da Novara, reggente fino al 1405, sostituì l’edificio, con un tempio di stampo gotico. Il sovrano, devoto a San Sigismondo, commissionò un reliquiario del Santo e un’arca in pietra.



Nel 1444 i Monaci Benedettini abbandonarono il Santuario, più di un secolo dopo, la Chiesa e il Monastero vennero ceduti ai Monaci Olivetani. Durante il Settecento il Cardinal Bandi si attivò per il completo rifacimento del Monastero di Santa Maria in Regola, i lavori vennero affidati all’affermato Architetto imolese Cosimo Morelli. La prima pietra fu posta nell’aprile del 1780, mentre sei anni dopo si ebbe la consacrazione da parte del Cardinale Barnaba Chiaramonti.



Nel 1796 la città di Imola venne invasa dalle truppe napoleoniche, due anni dopo, vennero soppressi gli ordini monastici e tutti i beni ecclesiastici vennero confiscati dai francesi, mentre la struttura venne affidata ad un parroco diocesano.



Nel 1815, grazie al movimento della Restaurazione, i religiosi ripresero possesso della Chiesa, mentre il Chiostro venne adibito a caserma, dove si insediò la Gendarmeria Pontificia, la funzione è rimasta la medesima fino ai giorni nostri, infatti, oggi la Caserma è sede dell’Arma dei Carabinieri.



La Santa sede dopo la morte di Giacomo Giustiniani nel 1843, non nominò più alcun abate. Dieci anni dopo Pio IX decise il passaggio dei beni abbaziali alla Santa Sede.



Nel luglio del 1866 il neonato Regno d’Italia con regio decreto dichiarò la soppressione degli ordini e delle congregazioni religiose e la confisca delle proprietà della Santa Sede. Allora, la Chiesa fece causa al Regno, ottenendo la restituzione della sola abbazia.



La struttura ospitava due importanti reliquie, oggi conservate nel Museo Diocesano:




  • Il braccio di San Sigismondo

  • Il Velo della Vergine (quello che contorna il volto, come quello rappresentato nel dipinto di Giotto ritraente la Madonna col Bambino)


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