Beata Rosa di Viterbo

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Rosa di Viterbo nacque a Viterbo il 9 luglio del 1233 dai coniugi Giovanni e Caterina, una modesta famiglia, forse agricoltori nella contrada di Santa Maria in Poggio.

A 16 anni venne colta da una grave malattia. Una volta guarita, per riconoscenza, cominciò a percorrere le strade di Viterbo indossando una croce o un’immagine sacra, pregando senza sosta e invitando tutti all’amore verso Gesù e Maria e alla fedeltà verso la Chiesa. A 17 anni riuscì ad entrare nell’ordine delle terziarie di san Francesco dopo aver avuto una visione. Entrata nell’ordine delle terziarie fece diversi pellegrinaggi sperimentando una dura penitenza.

Venne esiliata insieme alla famiglia a Soriano del Cimino, quando incombeva la guerra tra Guelfi e Ghibellini, poiché con il suo operato cercava di diffondere e rafforzare la fede cattolica. Fece ritorno in patria solo dopo la morte di Federico II, nel 1250.

Ma Viterbo non ascolterà più la sua voce nelle strade perché morì poco dopo, il 6 marzo probabilmente del 1251 (la data non è certa). Della sua morte non si conoscono i dettagli, soltanto che venne sepolta senza cassa nella nuda terra, presso la chiesa di Santa Maria in Poggio. Molti anni dopo il suo corpo fu ritrovato incorrotto, quando venne riesumato per essere traslato nel monastero delle Clarisse.

Papa Innocenzo IV nel 1252 conosciuta la sua storia volle farla santa, ordinando il processo canonico che non avrà mai conclusione. Tuttavia la sua fama aumentò tanto che papa Callisto III ordinò un nuovo processo canonico, regolarmente portato a termine, anche se nel frattempo il pontefice morì e Rosa non potè essere canonizzata con il rito solenne.

Il suo nome viene annoverato nell’elenco dei santi già dal 1583 del Martirologio romano. Man Mano nel tempo le vengono dedicate chiese, scuole e cappelle in ogni dove della penisola e persino in America Latina.

Il 6 marzo si commemora la sua morte ma più note sono le feste che si svolgono a settembre (il 4 settembre ad esempio a Viterbo, della cui città è patrona) per ricordare la traslazione del corpo nell’attuale santuario a lei dedicato. Famoso è il rituale del trasporto della “macchina” per le strade cittadine: una torre in legno e tela che regge la statua della santa, trasportata a spalle da 62 uomini.

Papa Benedetto XV nel 1922 proclamò Rosa patrona della Gioventù Femminile di Azione Cattolica.

Autore: Franco Collodet

Sociologo e scrittore. Studi specialistici in Scienze Storico-Antropologiche delle Religioni. Master presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini. Esperto dei cammini religiosi in Europa e in Medio Oriente.