La parola d’ordine è “Non dimenticare”

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Oggi si ricorda la pagina di storia più oscura del nostro mondo, la morte di 6 milioni di ebrei, il termine con il quale viene definita questa atrocità è Shoah (deriva dalla parola ebraica HaShoah= “catastrofe”, “distruzione”).

Perché il 27 gennaio? E’ stata scelta questa data perché in quel giorno del 1945, i soldati della 60a Armata del “Primo Fronte Ucraino” capitanati dal Maresciallo Ivan Konev, mentre avanzavano verso la Germania per sferrare l’offensiva con l’operazione Vistola-Oder, liberarono i superstiti del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. L’istituzione di tale data come “Giorno della Memoria” da parte delle Nazioni Unite, è avvenuta il 1° Novembre 2005, l’Italia aveva scelto il medesimo giorno alcuni anni prima tramite la legge n.211 del 20 luglio 2000.

Non solo gli ebrei furono vittime di tale orribile destino, ma anche tutti coloro ritenuti indesiderati dalla dottrina nazista contenuta nel Generalplan Ost (ideato dal membro delle SS Heinrich Himmler), che prevedeva lo sterminio delle popolazioni ritenute inferiori, includendo i prigionieri di guerra sovietici, gli oppositori politici, i gruppi etnici (rom, sinti e jenisch), tutti i membri di religioni non conformi al cattolicesimo come i pentecostali e testimoni di Geova, gli omosessuali, i portatori di handicap e i malati di mente. Queste ultime due categorie vennero escluse dal Programma T4 sull’eugenetica nazista e dalla conseguente uccisione sistematica il 24 agosto 1941. Il totale di vite umane distrutte dal genocidio nazista va dai 12,25 ai 17,37 milioni.

Non tutti gli uomini sono rimasti indifferenti a tale massacro, infatti più di 26mila persone, hanno messo a rischio la loro vita, senza alcun interesse personale, per salvare la vita anche di un singolo ebreo. A queste persone è stato conferito il titolo di “Giusti tra le nazioni” (dal termine ebraico Chasidei Umot HaOlam).

Questo giorno, non vuole in alcun modo eliminare o prevaricare gli altri genocidi avvenuti nella storia, ma solo prendere coscienza del fatto che l’uomo ha reso possibile ciò. Tutti noi dobbiamo ricordare quello che è successo, non è la pietà per i defunti che anima questa giornata, ma il fatto che in un passato non così remoto, l’umanità abbia conosciuto il suo livello più basso. Sappiamo tutti che la storia è ciclica, e questa è una lezione che non possiamo permetterci di dimenticare.

Autore: Andrea Bevilacqua

Nato ad Ancona nel 1990, Diplomato in Ragioneria presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Grazioso Benincasa". Grande appassionato di storia, cultura e scrittura.