Dialogo Inter-religioso tra Sciiti e Cattolici, prossimo appuntamento a Qom dal 9 al 15 maggio 2016

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 Le origini di questo dialogo iniziarono nel 1997 quando un giovane iraniano, Muhammad Ali Shomali, musulmano sciita di nascita, residente a Manchester per il dottorato in Filosofia, scoprì il desiderio di conoscere meglio il cristianesimo e decise di rivolgersi a Timothy Wright, monaco benedettino.

Il monaco gli suggerì di trascorrere una giornata nell’abbazia di Ampleforth di cui era abate. Muhammad accettò l’invito e si recò spesso nell’abbazia nel corso dei mesi successivi. Nacque così tra i due una solida amicizia, padre Timothy gli propose, una volta conclusi gli studi, di tenere alcune conferenze sull’islam ai monaci della comunità.

Nel 2002, Muhammad Ali Shomali tornato in Iran, a Qom, circa 150 km da Teheran, invitò l’amico benedettino. Decisero insieme di organizzare in Gran Bretagna nel 2003 una settimana di dialogo e di riflessione coinvolgendo monaci benedettini e docenti sciiti della città. In seguito ci furono nuove settimane di dialogo in altre sedi, come a Qom e ad Assisi, aprendo l’iniziativa a monaci cattolici di altri ordini.

La formula rimase la stessa: giornate di studio su un tema specifico indagato, analizzato secondo le diverse prospettive e affrontato attraverso relazioni parallele, alternati da momenti conviviali, ma anche da visite turistiche con una conferenza finale, aperta al pubblico e agli studenti.

Il prossimo incontro sarà dal 9 al 15 maggio, il gruppo interreligioso – costituito da 12 sciiti, fra cui quattro donne, e 12 monaci e monache originari di diversi paesi – si incontrerà a Qom. Nel corso degli anni sono stati affrontati diversi argomenti, ad esempio: la Parola di Dio, il concetto di amicizia, la nozione di comunità.  Quest’anno l’oggetto indagato nel dialogo sarà: “la dignità dell’essere umano”.

 

«Obiettivo principale di queste settimane», racconta Shomali, oggi cinquantenne, dirigente del Centro islamico d’Inghilterra, del Seminario islamico di Londra, e dell’Istituto internazionale di Studi islamici di Qom, «è il dialogo stesso, l’occasione d’ incontrarsi, vivere insieme e confrontarsi in tutta libertà. Da strumento, il dialogo diventa il fine per persone che credono in Dio, è un segno d’amore per Lui, per tutti i Suoi figli e per l’eredità ricevuta da Abramo.  In questi anni, segnati da tensioni e contrapposizioni, il legame che ci unisce offre alle persone una buona novella: si può appartenere a religioni diverse ed essere fratelli, rispettarsi e volersi bene. Il mondo secolarizzato in cui viviamo giudica irrilevante la fede, io apprezzo il profondo senso d’amore verso Dio dei monaci, comprendo di avere molto in comune con loro. Per entrambi una vita senza Dio, senza amore e misericordia verso il prossimo, è vuota e illusoria».

Guido Dotti, 62 anni, monaco della comunità di Bose, unico italiano di questa esperienza racconta: «Il dialogo è diventato di moda e spesso si riduce a confronti sterili, chiacchiere inconcludenti. Nel nostro caso l’amicizia costruita negli anni ci consente di parlare con franchezza, lealtà e benevolenza gli uni agli altri, lo stile conviviale e informale dei nostri incontri, la serietà e la profondità con cui ciascun relatore, con la sua specifica sensibilità e storia personale, affronta il tema stabilito e si dispone a discuterne, consentendo a ciascuno di scoprire il mondo spirituale dell’altro e di indagare il proprio. Una cosa è cercare di comprendere una religione solo dai libri, un’altra è farlo attraverso gli scritti, ma anche i gesti, le preghiere, le premure di chi ti sta accanto per intere giornate».

Il monoteismo per lungo tempo  è stato ritenuto la forma più evoluta della religione, il modo di concepire il divino più coerente con i principi della ragione, nella cultura occidentale contemporanea non è più così: ora il monoteismo appare dispotico e violento.

 

Questi incontri intendono mostrare che essere autenticamente religiosi, vivere la propria fede con passione e convinzione, non induce all’intolleranza né alla sopraffazione. Dotti afferma: «Se insieme, cristiani e islamici, lavoriamo per la pace, la giustizia, la cura dei più deboli, se mostriamo la bellezza di Dio, della fede e dell’amore per Lui, offriamo una testimonianza persuasiva opponendo un ostacolo serio a quanti ritengono che per assicurare al mondo stabilità e progresso sia necessario mettere al bando le religioni».

Pensando al futuro e ai frutti che questi incontri potranno portare, si è deciso di mettere a disposizione di tutti il lavoro compiuto in seno al gruppo: dopo ogni settimana di studio vengono pubblicati gli atti, che includono tutte le relazioni. In principio la pubblicazione era di competenza di un monastero statunitense che, non potendo più continuare passò l’incarico all’Istituto di Studi islamici di Qom, un ponte tra Usa e Iran compiuto in anni in cui tra i due paesi vi erano forti attriti. Auspicando che i libri e lo spirito che anima questi incontri possano essere i bastoni che altri impugneranno per proseguire nel cammino.

Franco Collodet

Autore: Franco Collodet

Sociologo e scrittore. Studi specialistici in Scienze Storico-Antropologiche delle Religioni. Master presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini. Esperto dei cammini religiosi in Europa e in Medio Oriente.