La “Venuta Miracolosa” a Loreto della Santa Casa di Nazareth

di Pubblicato in Eventi, Ricorrenze Religiose


LA “VENUTA MIRACOLOSA” A LORETO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH OVE MARIA FU “CONCEPITA IMMACOLATA” NEL GREMBO DI SANT’ANNA

 

Nel calendario della Liturgia Cattolica, la Chiesa ha fissato nel mese di dicembre molte feste e solennità, aventi il loro culmine il 25 dicembre, quando si ricorda la Nascita del Salvatore Gesù nella grotta di Betlemme.

Tale solennità viene preceduta agli inizi di dicembre dal ricordo e dalla celebrazione di altri eventi storici che hanno preparato e poi, reso possibile l’Incarnazione del Figlio di Dio con la sua discesa sulla Terra.

L’Immacolata Concezione di Maria (8 dicembre) e il “luogo fisico” (la casa) ove l’Incarnazione è avvenuta unitamente alla stessa Concezione Immacolata di Maria: e cioè la Santa Casa di Nazareth (10 dicembre), miracolosamente portata “per il ministero angelico” in Italia, presso Ancona.

Nella notte della vigilia, tra il 9 e il 10 dicembre,dopo la solenne celebrazione dell’Immacolata Concezione, in tutte le Marche e nelle regioni circonvicine è ancora viva la tradizione popolare di accendere grandi falò (chiamati “focaracci”) per “rischiarare idealmente il cammino della Santa Casa”; si tratta dei fuochi della notte della Venuta, intendendo per “Venuta” l’arrivo della Santa Casa di Nazareth nel territorio marchigiano ricordata come avvenuta storicamente tra il 9-10 dicembre 1294.

Esistono in proposito innumerevoli documentazioni storiche, risalenti al XIII-XIV secolo, che comprovano la “veridicità storica” di “almeno” cinque “traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth, avvenute tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica. Per una maggiore documentazione www.lavocecattolica.it/santacasa.htm e www.telemaria.it.

Il felice abbinamento delle due feste liturgiche dell’Immacolata e della Venuta Miracolosa della Santa Casa a Loreto (tra l’8 e il 9-10 dicembre di ogni anno) ha avuto in un Santo Pontefice marchigiano, il Beato Pio IX, una particolare significazione per le vicende stesse che contrassegnarono la sua vita, strettamente legata ad entrambe le devozioni: a Maria Immacolata ed alla Santa Casa, che portarono alla proclamazione del dogma dell’Immacolata.

Nel periodo risorgimentale, infatti, quando gli attacchi contro la Chiesa portarono all’occupazione violenta dello Stato Pontificio, la Chiesa venne guidata in quel periodo tempestoso e cruciale da quel pontefice santo e grandissimo, donato proprio dalla Vergine di Loreto: il Beato Pio IX.

È in effetti alla Vergine di Loreto che la cristianità deve il papato di Pio IX. Il giovane conte Giovanni Maria Mastai Ferretti – discendente del Beato Gabriele Ferretti (Compatrono di Ancona) – era stato votato alla Vergine sin dalla sua infanzia; «I miei genitori», disse un giorno ad un vescovo francese, «solevano fare ogni anno un viaggio alla Santa Casa e vi conducevano i miei fratelli e me; dal momento dell’annuncio della partenza, io non dormivo più». All’uscita dal collegio, abbracciò la carriera delle armi per diventare soldato difensore della Santa Sede.

Improvvisamente bloccato da una terribile malattia: l’epilessia; la sua salute ne fu profondamente segnata. Le medicine si mostravano impotenti a combattere il male annunciando vicina la sua fine. Papa Pio VII amava il Mastai Ferretti e gli domandò se avesse pensato alla santità della vita religiosa. Il giovane conte rispose che vi aveva pensato, soprattutto dopo la malattia che il Signore gli aveva inviato, ma che, la sua salute attuale gli impediva questo tipo di vita, come quello delle armi. Il Papa lo consolò e gli assicurò che sarebbe potuto guarire se avesse accettato di consacrarsi completamente al servizio di Dio. Incoraggiato da queste parole, il giovane conte intraprese il pellegrinaggio a Loreto – come era solito fare – per implorare la sua guarigione nella stanza di Maria e fece il voto, nel caso che avesse ottenuto questo favore, di abbracciare la vita ecclesiastica.

La Santa Vergine – nella Santa Casa – lo esaudì: nella Santa Casa fu guarito completamente e, tornato a Roma, si fece prete. Aveva 21 anni. Divenne così sacerdote poi vescovo e cardinale, infine, il grande e santo Sommo Pontefice che conosciamo, con il più lungo pontificato della storia della Chiesa.

Più tardi Pio IX volle sdebitarsi nel modo migliore del suo debito di riconoscenza verso la Vergine di Loreto, proclamando a tutto il mondo il dogma della sua Immacolata Concezione, avvenuta proprio nella Santa Casa, come scrisse, nella Bolla “Inter Omnia” del 26 agosto 1852:

“A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.

La devozione verso la Santa Casa di Loreto assume, pertanto, anche nella nostra epoca di crisi un profondo significato. La “Domus Mariae”, infatti, per molte ragioni è intimamente legata alla nascita della Chiesa Cattolica. Infatti:

1) Essa fu il tempio dell’Incarnazione. Tra queste Sacre Mura fu concepito e crebbe Gesù Cristo, fondatore e capo della Chiesa.

2) Essa fu la Casa di Maria, cioè della creatura che, secondo l’insegnamento della Chiesa, è l’esemplare che realizza in sé nel modo più perfetto la Chiesa e alla quale perciò la Chiesa stessa è configurata.

3) Essa fu la culla della Chiesa nascente, perché Maria, dopo avervi custodito nel suo Seno lo stesso Verbo e, averne conservato gelosamente nel Cuore tutti i detti e i fatti, in questo luogo, dopo la Resurrezione, trasmise agli Apostoli la dottrina del Divino Maestro, sostenendo e confermando la loro fede.

4) Tra queste Sante Mura, infine, secondo la tradizione, fu celebrato per la prima volta il Divino Sacrificio. Ancor oggi è conservato, nella Santa Casa, l’Altare degli Apostoli, miracolosamente traslato con essa; nel luogo stesso in cui la SS.ma Vergine aveva fatto scendere per la prima volta sulla terra Gesù Cristo, san Pietro vi pronunciò le parole della Consacrazione, che ancora oggi si ripetono in ogni Messa.

Per evidenziare la straordinaria importanza ed unicità della Santa Casa, il Pontefice Leone XIII, nella Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894 – scritta in occasione del VI Centenario della Miracolosa Traslazione della Santa Casa” – dichiarò:

“Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli… Dio volle a tal punto esaltare l’invocato nome di Maria, da dare compimento, in questo luogo (Loreto), a quella famosa profezia: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata»”.

Per cui esortò: “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose”

(Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).

 

 

Autore: Giorgio Nicolini

Nato ad Ancona il 18 gennaio 1951. Maturità Magistrale presso l’Istituto Magistrale “C. F. Ferrucci” di Ancona. Bacellierato in Sacra Teologia presso la “Pontificia Università Lateranense” di Roma. Professore di Religione Cattolica, scrittore, editore e direttore della Emittente Televisiva Cattolica in Internet TELE MARIA (www.telemaria.it) e del Giornale Informatico LA VOCE CATTOLICA (https://www.lavocecattolica.com).